"Cupola di Roma", nell'inchiesta anche molti personaggi del centrosinistra. Il dossier del Prc di Roma nel 2013

Mentre tutti i fari dei mass media nel raccontare l’inchiesta “Mondo di mezzo” vengono puntati su Massimo Carminati, ex terrorista dei Nar e accusato di aver fatto parte della Banda della Magliana, a piazzale Clodio la sensazione è che siamo solo al principio di un sisma destinato a propagarsi coinvolgendo ampie fette di centrosinistra.

Il governo Renzi vuole la privatizzazione dell'acqua: fermiamolo!

Il Governo Renzi sta tentando di raggiungere il risultato cui sinora nessun governo era riuscito ad arrivare: la privatizzazione dell’acqua e dei servizi pubblici locali

Piano Regionale dei Rifiuti. Sgherri:"obbiettivi svuotati e piano che punta alla realizzazione degli inceneritori."

Di Marco Bersani, tratto dal numero di marzo del Granello di sabbia. La crisi sovverte e modifica il quadro geopolitico internazionale, mutando i rapporti di forza a livello internazionale e rimettendo in discussione egemonie storiche, sinora date per indiscutibili.

Preparare la manifestazione del 29

Il Comitato Politico Nazionale di Rifondazione Comunista, convocato il giorno dopo dello sciopero generale della Fiom per valutare la nuova fase che si è aperta con la ripresa del conflitto sociale...

Sentenze MPS: un primo passo nella direzione giusta, ma non ancora sufficienti

Il PRC esprime parziale soddisfazione riguardo alla sentenza con la quale Mussari, Vigni e Baldassarri sono stati giudicati relativamente alla ristrutturazione del derivato Alexandria.

1.24.2013

Proposte per la revisione dello Statuto della Fondazione MPS

“Il virtuoso Sistema Siena si è involuto in un gorgo di clientelismo provinciale che ha inghiottito tutto, dall'Università alla Banca, dal Santa Maria della Scala al Comune e che minaccia ogni altra istituzione distruggendo ogni prospettiva . L'enorme quantità di quattrini che il Monte dei Paschi faceva piovere sui buoni e sui cattivi ha portato ad una degenerazione in cui non contano più la qualità dei progetti e delle persone, ma l'affiliazione e la spartizione”.
 
E' da questa accertata premessa che il Circolo Città Domani – Sinistra per Siena, il Circolo Peppino Impastato dell'Italia dei Valori e il Circolo Viro Avanzati del Partito della Rifondazione Comunista sono partiti per sottolineare il carattere politicamente corruttivo di alcune norme dell'attuale Statuto della Fondazione e per chiedere alla società civile senese e agli organi competenti per la sua revisione uno straordinario e immediato impegno capace di imporre una svolta e una riscossa civile. La Fondazione ha mancato clamorosamente gli obiettivi minimi stabiliti dagli articoli 3, 4 e 5 del proprio statuto contravvenendo in particolare il principio essenziale della salvaguardia della consistenza del suo patrimonio e la sua valorizzazione e non ha vigilato per evitare che la banca venisse certificata come “spazzatura”. Questa drammatica situazione si è verificata in quanto la Fondazione ha prestato un'attenzione pressoché esclusiva ad una distribuzione di utili dati per certi che non scontentasse nessuno, alimentando un sistema di clientele e un sottobosco di potere in assoluto contrasto con molte norme dell'attuale statuto. La Fondazione stessa è diventata un organo autoreferenziale ben poco attenta al suo ruolo di azionista di riferimento del Monte dei Paschi e priva di capacità di selezionare le politiche che avrebbe dovuto esprimere. In molti campi la sua struttura, già eccessiva, ha prodotto una molteplicità di centri di spesa (società controllate e partecipate, incarichi di consulenza) generando costi assolutamente insostenibili. Da ultimo la Fondazione – attraverso la sua Deputazione Amministratrice – ha abdicato ai propri poteri e alle prerogative tipiche assegnate dalla legge all'assemblea degli azionisti a favore della presidenza e del consiglio di amministrazione. Per produrre una nuova etica dell'amministrazione del bene comune che la Fondazione rappresenta servono immediati interventi:
 
A) Gestione del patrimonio della Fondazione.
Eliminare radicalmente ogni possibilità di far ricorso a soggetti ed entità esterne: la gestione del patrimonio è funzione caratteristica che va svolta con risorse proprie ed all'interno della propria struttura operativa responsabile dei risultati.
 
B) Senesità
La Banca deve tornare alle origini, ovvero esercitare la funzione di Banca del Territorio che fa credito alle imprese e le aiuta nei loro investimenti, che sostiene le iniziative produttive nell'agricoltura e nell'ambiente, che valorizza la cultura e l'arte di cui è ricca la nostra terra contribuendo per questa via a creare occupazione e certezza per le future generazioni. Rifiutiamo una banca con aspirazioni monopolistiche che investe in titoli spazzatura e specula sui titoli di Stato. Per questo la Senesità passa oggi attraverso un progetto di scissione della Banca attuale: da un lato quella nazionale che persegue i suoi obiettivi di globalità senza “l'onere” degli interessi locali , dall'altro una banca regionale dell'Italia centrale e di ridotte dimensioni rigorosamente sotto il controllo della Fondazione che salvaguarda l'occupazione nel territorio e che persegue quelle finalità. Non c'è tempo da perdere: il territorio faccia sentire la sua voce. La residenza nel territorio dell'attuale provincia di Siena di una parte degli amministratori della fondazione non può essere una norma finta: o è una residenza che risale ad alcuni anni, o è requisito che va eliminato.
 
C) Poteri di nomina
La Deputazione generale, ricondotta ai suoi compiti essenziali di indirizzo, deve essere nominata essenzialmente dagli organi collegiali di elezione diretta da parte dei cittadini (Comune di Siena, Provincia, Regione Toscana) e, in misura limitata, da enti pubblici e privati “radicati sul territorio ed espressivi, per tradizione storica senese, di interessi meritevoli di essere «rappresentati» nell'organo di indirizzo” (secondo gli indirizzi della Corte Costituzionale) e non più da singole persone, Sindaco o Presidenti di altre istituzioni, benché democraticamente investite di poteri di governo, che ottengono smisurati vantaggi personali dalla riconoscenza dei nominati a scapito della loro autonomia critica. La Deputazione amministratrice, nominata a sua volta da quella generale, può essere utilmente ridimensionata e ridotta a tre membri compreso il presidente. Fermo restando il rapporto di autonomia previsto dalla legge tra nominanti e nominati gli enti nominanti nei confronti della deputazione generale e la deputazione generale nei confronti di quella amministratrice e del presidente debbono essere investiti di poteri di revoca in caso di accertate e conclamate violazioni statutarie o per inosservanza degli indirizzi generali prestabiliti.
 
D) Meccanismi di nomina
Ritenendo fondamentale il possesso dei titoli culturali e professionali e di comprovate esperienze e competenze in capo ai candidati, si chiede l'istituzione con bandi pubblici di un albo permanente e annualmente aggiornato da cui individuare gli eletti con forme di votazione che garantiscano la più ampia articolazione e pluralismo democratico e culturale evitando pasticciati accordi consociativi. A questo scopo debbono essere previste forme di votazione che prevedano un voto limitato e l'obbligo di assicurare che una quota di nominati sia scelta tra le candidature presentate da enti ed associazioni diverse da Comune, Provincia e Regione.
 
E) Incompatibilità
Introdurre un criterio di incompatibilità per le candidature e le nomine che impedisca di usare la Fondazione come sede per il carrierismo di casta anche attraverso la revisione drastica dei compensi come appresso. Quindi stabilire la non candidabilità e la non eleggibilità nella Deputazione Generale e nella Deputazione Amministratrice della Fondazione per gli amministratori (sindaci, presidenti e assessori), i dirigenti in carica e quelli che lo sono stati nei cinque anni precedenti alla nomina dei comuni della Provincia di Siena, della Provincia, della Regione Toscana e delle aziende e società partecipate e, in particolar modo, della banca conferitaria MPS Introdurre un divieto per gli amministratori della Fondazione in carica di assumere incarichi amministrativi e di essere assunti alle dipendenze di enti, Istituzioni e società partecipate dalla Fondazione e dalla Banca, né di soggetti che durante il mandato beneficino delle provvidenze della Fondazione. In caso contrario decadenza automatica dall'organo.
 
F) Compensi e costi
Per il presidente e per i componenti della deputazione amministratrice i compensi non devono eccedere quelli previsti rispettivamente per il sindaco e per gli assessori del Comune di Siena. Per i componenti della deputazione generale, oltre al rimborso delle spese vive, prevedere la corresponsione di un gettone di presenza non superiore a trecento euro lordi a seduta rispetto a quello attuale tuttora esorbitante nonostante le recenti riduzioni. Limitare al minimo indispensabile tutti gli incarichi esterni che siano comunque deliberati dall'organo amministrativo comparando un adeguato numero di offerte di soggetti diversi. Le spese generali di funzionamento della Fondazione (amministratori, personale, beni e servizi) non possono comunque eccedere una percentuale predefinita del bilancio annuale (es. 20%). Ogni superamento comporta la decadenza automatica degli organi.
 
G) Trasparenza degli indirizzi e delle decisioni
La Comunità senese è convinta di avere il sacrosanto diritto di conoscere atti e decisioni di ogni organo della Fondazione e rivendica anzi il diritto di partecipazione alle scelte strategiche quantomeno a livello di consultazione senza che l'Ente possa nascondersi dietro la dichiarazione formale del suo carattere privatistico che non può prevalere rispetto alle dichiarate finalità di utilità pubblica e generale.          
 
 
Circolo Città Domani – Lista Sinistra per Siena
Circolo Peppino Impastato – Italia dei Valori
Circolo Viro Avanzati – Rifondazione Comunista
 

1.16.2013

Floramiata: una vicenda incredibile



Sabato 12 gennaio Rifondazione Comunista ha tenuto ad Abbadia S. Salvatore un' assemblea molto partecipata con i lavoratori di Floramiata, storica azienda florovivaistica, e numerosi altri cittadini di altrettante aziende in crisi sul territorio Amiatino. La crisi in quella zona sta picchiando duro e si calcola che solamente a Abbadia, comune di 6722 abitanti, 3196 famiglie e con una media di reddito procapite di 11258 euro ci siano oltre 500 persone che hanno il posto di lavoro a rischio. In questo panorama spicca la vicenda di Floramiata, fondata agli inizi degli anni '80 grazie al piano di riconversione dell'attività mineraria e concepita dall'ENI sul modello della grande impresa a partecipazione statale. A metà degli anni '90 l'ENI cede l'attività ad un gruppo imprenditoriale privato che a tutt'oggi detiene la maggioranza dell'assetto societario, affiancato da partner pubblici minori. Floramiata, nata dalla volontà pubblica per fronteggiare la disoccupazione derivante dalla dismissione mineraria ha sempre goduto di importanti sgravi fiscali e ha il grande vantaggio di utilizzare la geotermia per il riscaldamento serricolo, usufruendo anche in questo caso di un fortissimo sconto sul "costo del calore", pagandolo 5 euro al KW a fronte degli 80 euro del prezzo di mercato. Questi innegabili vantaggi però non hanno impedito alla gestione privata di accumulare negli anni un debito di 18 milioni di euro e in questi ultimi due anni la situazione è peggiorata: gli stipendi arrivano con fortissimo ritardo e la cassa integrazione è stata utilizzata molte volte per i dipendenti a tempo indeterminato e proprio in questi giorni è arrivata un'ulteriore proroga di 3 mesi. Cassa integrazione che purtroppo però non riguarda 80 operai avventizi a tempo determinato, utilizzati da molti anni dall'azienda nei momenti di picco della produzione. La sorte di questi lavoratori e lavoratrici è drammatica, senza reddito, senza ammortizzatori sociali, ignorati da tutti. La situazione è incredibile: Floramiata è un'azienda privata che ha mantenuto vantaggi che farebbero l'invidia di qualsiasi imprenditore, ha ordinativi che attendono di essere evasi e quindi ha tutti i numeri per fronteggiare la crisi e invece si trova nella situazione che abbiamo sommariamente descritto. E' solo palese incapacità imprenditoriale o questa situazione nasconde qualcos'altro?

Rifondazione Comunista non ha fatto vane promesse ai lavoratori nell'assemblea di sabato 12 gennaio, ma ha proposto di costruire assieme a tutti i dipendenti della Floramiata un piano credibile per il rilancio dell' Azienda. Per quanto riguarda gli altri lavoratori presenti è stato assunto l'impegno di organizzare specifiche assemblee pubbliche di approfondimento per individuare assieme ai Cittadini di Abbadia S. Salvatore un percorso di proposte per fare fronte alla crisi, tenendo sempre ben presenti le cause che l' hanno provocata.

Trigano: un'agonia senza risposte


E' notizia di questi giorni la messa in mobilità di circa 50 lavoratrici e lavoratori della Trigano Spa, multinazionale francese, principale azienda del distretto della camperistica di S. Gimignano e Poggibonsi. Tutti noi abbiamo un amico, un vicino di casa, un familiare che lavora nelle aziende dei camper, quindi sarete al corrente della grave crisi che attraversa il settore. Le durissime lotte sostenute in questi anni dai lavoratori della Trigano e dai loro colleghi delle altre aziende hanno contribuito, oltre che a difendere i posti di lavoro e le condizioni minime di diritti e salario, anche a far conoscere a tutti la loro situazione. Situazione che è sicuramente peggiorata, sia in termini di salario (blocco della contrattazione aziendale, ricorso alla cassa integrazione e alla mobilità) sia in termini di occupazione poiché le aziende del settore hanno quasi dimezzato i propri addetti. Sono passati solo pochi mesi da quando, la scorsa estate, proprio i lavoratori della Trigano erano riusciti ad ottenere, dopo settimane di dura mobilitazione, il rinnovo del contratto di solidarietà che avrebbe dovuto evitare quelli che adesso si sono trasformati inesorabilmente in esuberi. Quello che vogliamo mettere in luce è un aspetto assai poco considerato ma che, per noi comunisti, è imprescindibile ad ogni ragionamento. Siamo al quinto anno di una crisi micidiale, il denaro non gira, la gente non compra, le merci si accumulano, le aziende licenziano. In questa situazione però, c'è chi ci guadagna ancora e parecchio e la Trigano ne è un esempio. Infatti, la Trigano Spa ha preso soldi pubblici per fare innovazione e ricerca, ha modificato le linee produttive tagliando posti di lavoro e facendo lavorare di più gli operai rimasti. Non contenta, la dirigenza della Trigano ha messo in mobilità le persone in esubero, facendo pagare così a tutti i cittadini i costi sociali delle loro scelte industriali. Come se non bastasse -e a riprova che la crisi è per alcuni un buon affare- la Trigano compra aziende in difficoltà in tutta Europa e in Italia acquista per 15 milioni la SEA (proprietaria dei marchi ENALGH, McLOUIS, MOBILVETTA), azienda in crisi nera dal 2008 e con 362 operai in solidarietà a rotazione. Riuscirà la Trigano a mantenere gli attuali livelli di occupazione sia nello stabilimento di S. Gimignano (Cusona) che in quelli del gruppo SEA? Ci permettiamo di avere dei dubbi in proposito, dubbi legittimi che solo la Trigano potrà sciogliere, presentando un piano industriale che abbia al centro la conservazione di tutti i posti di lavoro attuali e dei concreti progetti ed investimenti per il rilancio dell’azienda.

Il Partito della Rifondazione Comunista non si limiterà a dare una generica solidarietà ai lavoratori della Trigano e delle altre aziende della camperistica Valdelsana, ma si mobiliterà con tutte le sue forze a sostegno delle lotte dei metalmeccanici. Rifondazione Comunista non farà mancare in tutte le sedi istituzionali che ci vedono presenti la nostra azione e le nostre proposte per contribuire a risolvere la crisi del settore.

Gianni Bassani - Responsabile Provinciale lavoro del PRC

Crisi Edilizia a Siena


Da oltre un anno non sarà sfuggito a nessuno  l'aumento di cartelli "affittasi" o "vendesi" un po' ovunque, del resto c'era solo da aspettare e noi lo dicevamo da parecchio tempo che questa crescita edilizia non poteva durare all'infinito in mancanza di aumento di abitanti.  A livello nazionale da qualche anno è persino nato un movimento chiamato "Stop al consumo del territorio",  ma i sindaci locali non hanno mai aderito!                                                                          
I  Comuni hanno spinto molto sugli oneri di urbanizzazione per far fronte alle spese correnti e probabilmente sono anche stati strattonati da soggetti portatori di interessi,  invece di muoversi in base ai i reali bisogni abitativi odierni e futuri, altrimenti non si capisce la portata esagerata di mc. previsti. Per far questo hanno  consumato  fette di territorio e ora la misura è colma. I nuovi Piani Strutturali, appena approvati, appaiono già surreali  rispetto alla reale possibilità di vendita.

Questo esubero cementizio ha fatto proliferare ditte spesso improvvisate con orari di lavoro più vicini all'ottocento che alla nostra epoca, diritti dei lavoratori calpestati  e fuori da ogni controllo. In queste condizioni  molte delle ditte storiche del territorio hanno dovuto chiudere i battenti. Oggi si piange sul latte versato e si chiede ai Sindaci di snellire le procedure, di attivarsi per stimolare progetti di recupero e di miglioramento energetico. Siamo contenti se i Sindaci saranno più sensibili alle richieste delle imprese perché a quelli della politica, di fare regolamenti edilizi avanzati sui risparmi energetici, sono stati ciechi e sordi.

Poi sulla richiesta da parte delle imprese, di una semplificazione burocratica, questa a nostro avviso deve avvenire ma sempre nel rispetto del quadro normativo e di tutela del territorio. Di positivo c'è che la crisi potrebbe far crescere una maggiore consapevolezza sul fatto che ora non si possa più sbagliare e che si debba imboccare una nuova strada che è quella della preparazione, della conoscenza, dell'esperienza.  Abbiamo una Università da "sfruttare" abbiamo architetti, ingegneri seri e maestranze preparate, dobbiamo rivolgerci a questi soggetti e immaginare un settore all'avanguardia proiettato nel futuro e non verso il massimo profitto e dove vi siano, infine, controlli (magari da parte di Apea) per verificare la classificazione energetica dichiarata. Di questo Siena ha bisogno, non di blasoni come "Siena carbon free",  utili solo a pavoneggiarsi sulla stampa locale.

Fare case ad alta efficienza energetica A+ o case passive, costa in altre zone d'Italia 1600 euro al mq. senza il terreno, e 2300 compreso il terreno, questo non in zone degradate ma in luoghi tra i più belli d'Italia. Questi costi non  sono impossibili neppure da noi se si pensa che basta allontanarsi 30-40 km da Siena per trovare prezzi ridotti di un terzo!

Ma la spinta ad una ripresa edilizia, deve innanzitutto ripartire dai costi, non più gonfiati ma reali e vicini alla portata della gente, che si trova ad essere sempre più nella precarietà. Diciamo a Parodi che tutti dobbiamo fare un passo avanti: cultura, preparazione, formazione, onestà, minori profitti, più diritti, più controlli e magari politiche condivise trasparenti. Perché per ora un piano Marshall non  è nell'agenda e il Monte dei Paschi per molti anni non sarà più di nessun aiuto.


Matteo Mascherini - Segretario Provinciale Rifondazione Comunista
Angela Bindi - Responsabile Provinciale Enti Locali

1.14.2013

Crisi ambientale in Valdelsa?


1.10.2013

Il vero voto utile


In 20 anni di “seconda repubblica” un mantra è stato ripetuto a reti unificate più di ogni altra cosa: il voto utile. In un sistema bipolare come quello imposto in Italia a partire dai primi anni ’90, secondo i dettami che venivano propinati quotidianamente dai media, i cittadini avrebbero potuto influire sulle sorti del Paese soltanto votando uno dei due principali partiti, che si sarebbero dovuti alternare alla guida del governo. Nei fatti questa logica ha destrutturato l’essenza stessa della democrazia rappresentativa, ovvero la pluralità di posizioni politiche e la possibilità di una rappresentanza sociale in Parlamento garantita ad ogni strato della popolazione. Dopo l’esperienza del governo Monti possiamo capire quale era lo scopo di questo mantra e a chi questi voti sono stati effettivamente utili. Infatti per 20 anni sono state condotte politiche utili soltanto alle grandi imprese e alle banche, che hanno prodotto il massacro sociale che oggi è sotto gli occhi di tutti, ma che è stato accettato dagli italiani con la scusa che altrimenti l’altro polo sarebbe subentrato ed avrebbe picchiato ancora più forte, in un contesto di scelte inevitabili. Dopo l’ultimo governo Berlusconi la situazione sembrava aver toccato il fondo del barile, e la popolazione manifestava finalmente la necessità di una svolta a sinistra. Il Partito Democratico, che aveva duramente attaccato l’operato del governo e dipinto il blocco berlusconiano come il male assoluto, avrebbe potuto tranquillamente ottenere una vittoria schiacciante sulla base di un programma veramente progressista. Noi comunisti infatti avevamo avanzato la proposta di un Fronte Democratico per uscire dal disastro prodotto da Berlusconi e dalle sue politiche recessive. Il PD però ha preferito governare per più di un anno con il suo nemico storico e con i centristi di Casini, all’unica condizione di cambiare il Presidente del Consiglio. Così è nato il governo Monti, spacciato per “tecnico” ma in realtà marcatamente politico, e la maggioranza parlamentare ha votato le leggi che hanno portato l’Italia ad una sudditanza incondizionata nei confronti della Germania e dell’Unione Europea, come il Fiscal Compact (che terrà il nostro Paese in recessione per 20 anni), l’introduzione del Pareggio di Bilancio in Costituzione (che che esautora il popolo della sovranità consegnandola ai mercati) e tutti i tagli indiscriminati allo Stato sociale, alla sanità e all’istruzione della Spending Review , passando per l’abolizione dell’art.18 e la controriforma delle pensioni (che obbliga i lavoratori ad andare in pensione molto oltre la soglia dei 60 anni) volute dalla Fornero. In sostanza il governo Monti e chi lo ha appoggiato, con la scusa di “salvare l’Italia”, ha fatto gli interessi delle banche e dei mercati smantellando diritti, servizi e democrazia, ha aggravato la crisi (prodotta dai banchieri e dai grandi industriali) impedendo la crescita, non toccando neanche minimamente i super-stipendi dei parlamentari. Per queste ragioni Rifondazione Comunista (insieme ai Comunisti Italiani, all’Italia dei Valori, ai Verdi ed a molti movimenti della società civile) alle prossime elezioni ha deciso di sostenere la lista “Rivoluzione Civile” di Antonio Ingroia ( un ex magistrato di Palermo da tempo impegnato nella lotta alla Mafia e alla criminalità organizzata, di recente vessato da alcune forze politiche per delle indagini condotte sul rapporto tra lo Stato e Cosa Nostra), una lista di sinistra antiliberista veramente alternativa alle suddette ricette che stanno portando il Paese nel baratro. L’obiettivo è di uscire dalla crisi nell’unico modo possibile: alzare salari e pensioni per ridare potere d’acquisto ai lavoratori. Abolire l’IMU, una tassa ingiusta sulla vita dei cittadini, tagliando i veri sprechi, come gli armamenti (F-35) che costano all’Italia oltre un milione di euro all’anno. Evitare la costruzione di grandi opere inutili, ad esempio la TAV, per la quale è prevista una spesa di miliardi di euro (senza contare i danni ambientali e i disagi per la popolazione locale). Tassare i grandi patrimoni e soprattutto attuare un netto intervento dello Stato in economia per riportare la gestione dei soldi pubblici sotto il controllo dei cittadini. Il panorama attuale vede Berlusconi che critica l’operato del governo che ha sostenuto per un anno. Casini che rivendica le scelte recessive di Monti. Bersani, sostenuto dalla pseudo-sinistra di Vendola, che parla in astratto di lavoratori ma continua a sostenere a spada tratta la riforma Fornero. Grillo che farnetica formule imprecisate, proponendo soluzioni folli come il ritorno alla Lira, mentre guida in maniera dittatoriale un movimento/azienda che ha come unico obiettivo salvaguardare e magari ampliare gli interessi di Casaleggio. La necessità di una vera sinistra che si faccia carico delle istanze delle classi più deboli si fa sentire, e Rivoluzione Civile è l’unica lista attualmente in ballo in grado di sostenere questo compito e far definitivamente uscire l’Italia dalla crisi.