"Cupola di Roma", nell'inchiesta anche molti personaggi del centrosinistra. Il dossier del Prc di Roma nel 2013

Mentre tutti i fari dei mass media nel raccontare l’inchiesta “Mondo di mezzo” vengono puntati su Massimo Carminati, ex terrorista dei Nar e accusato di aver fatto parte della Banda della Magliana, a piazzale Clodio la sensazione è che siamo solo al principio di un sisma destinato a propagarsi coinvolgendo ampie fette di centrosinistra.

Il governo Renzi vuole la privatizzazione dell'acqua: fermiamolo!

Il Governo Renzi sta tentando di raggiungere il risultato cui sinora nessun governo era riuscito ad arrivare: la privatizzazione dell’acqua e dei servizi pubblici locali

Piano Regionale dei Rifiuti. Sgherri:"obbiettivi svuotati e piano che punta alla realizzazione degli inceneritori."

Di Marco Bersani, tratto dal numero di marzo del Granello di sabbia. La crisi sovverte e modifica il quadro geopolitico internazionale, mutando i rapporti di forza a livello internazionale e rimettendo in discussione egemonie storiche, sinora date per indiscutibili.

Preparare la manifestazione del 29

Il Comitato Politico Nazionale di Rifondazione Comunista, convocato il giorno dopo dello sciopero generale della Fiom per valutare la nuova fase che si è aperta con la ripresa del conflitto sociale...

Sentenze MPS: un primo passo nella direzione giusta, ma non ancora sufficienti

Il PRC esprime parziale soddisfazione riguardo alla sentenza con la quale Mussari, Vigni e Baldassarri sono stati giudicati relativamente alla ristrutturazione del derivato Alexandria.

1.08.2014

Il Forum Toscano per l'acqua e il Tar della Toscana


A pagare ancora una volta i cittadini, anche le tasse delle spa Acqua: depositato ricorso al Tar della Toscana Contro la restituzione truffa dei profitti illegittimi a favore dei soci privati.

Il Forum Toscano dei Movimenti per l’Acqua ha deciso di fare ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale, a tutela dei cittadini, contro la restituzione-truffa dei profitti illegittimi sull'acqua. Il ricorso è stato presentato oggi, martedì 7 gennaio, dall’avvocato Sandro Ponziani ed è stato sottoscritto oltre che dal Forum stesso, dal Comitato Acqua Pubblica di Arezzo e da cittadini di tutti gli ex ATO toscani, valido quindi per tutte le gestioni della regione ovvero Acque Spa, Acquedotto Fiora Spa, Asa Spa, Gaia Spa, Nuove acque Spa e Publiacqua Spa. L'auspicio che la politica e amministrazioni locali decidano finalmente di fare la loro parte, nel rispetto e a sostegno del bene comune e non si facciano superare ancora una volta dalla magistratura nella tutela dei diritti dei cittadini. L’ Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas (AEEG) ha infatti recentemente approvato la restituzione-truffa della remunerazione del capitale investito, nelle bollette dell'acqua dei cittadini toscani. La convalida rappresenta un’ulteriore presa in giro della volontà popolare, espressa con il referendum del 2011: i profitti dovevano scomparire dalle tariffe e prima ancora dalla gestione del servizio idrico. Il decreto sulla restituzione (n.111 del 23 ottobre 2013) è stato emanato dal direttore generale dell’Autorità Idrica Toscana (Dott. Mazzei) che, non solo ha ignorato il chiaro e deciso pronunciamento dei cittadini, ma si è arrogato il potere di una decisione che spettava piuttosto alle amministrazioni comunali, anche stavolta inerti spettatrici di un atto ingiusto e vessatorio. Si è lasciato dunque che un tecnocrate, imposto dalla legge regionale, agisse di nuovo nell'interesse esclusivo di chi spec ula sull'acqua. Vogliamo ricordare che anche nel 2012 i soci nella gestione dell’acqua in Toscana si sono distribuiti lauti profitti e che la voce della remunerazione del capitale investito viene retroattivamente reinserita sotto forma di calcolo forfettario degli oneri finanziari e fiscali, millantato come recupero dei costi suddetti. La restituzione dunque è calcolata illegittimamente, grazie alla retroattività del Metodo Tariffario Transitorio dal gennaio 2012, solo per il periodo che va da 21 luglio al 31 dicembre 2011. Ma se le funzioni dell'AEEG decorrono a partire dal 2012, per quale motivo si agisce anche sulle tariffe del 2011 sulle quali non si ha competenza e in violazione della sentenza della Corte Costituzionale che in sede di ammissione referendaria ha definito la normativa residua all'eliminazione della remunerazione immediatamente applicabile? Non manca poi una “chicca” d'eccezione: dall'importo della restituzione vengono detratte le imposte pagate dai gestori dell'acqua, su quegli stessi utili che dovrebbero rimborsare. Al comune cittadino non viene perdonato niente, ed è pure costretto a pagare le tasse per gli altri. Così, a fronte dei circa 180 milioni di euro che si sarebbero dovuti rimborsare (dal 21 luglio 2011 ad oggi), ai cittadini toscani toccheranno solo pochi spiccioli, cioè meno di 6 milioni. La cifra più alta è prevista dal gestore Publiacqua, ben 5,36 euro ad utente; quella più ridicola, dall’Acquedotto Fiora, 0,37 centesimi! 

Forum Toscano dei movimenti per l'acqua

1.02.2014

Sul tentativo di abolizione delle Province


ARTICOLO 114 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA. "La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato...”


Ma la Costituzione, come ormai sappiamo, non rappresenta più la legge fondamentale del nostro Stato, ma una delle tante “carte”, modificabile a piacere, a seconda degli interessi particolari di qualcuno, che però è capace di rappresentarli come interessi di tutto il Paese. Nell'ormai lontano 1991 iniziò una campagna tesa, non sappiamo se consapevolmente o meno, ad introdurre un sistema maggioritario in tutte le elezioni, iniziando con l'abolizione delle preferenze (la “scusa” era il possibile utilizzo delle preferenze da parte della Mafia, per far eleggere i propri “simpatizzanti”, che come sappiamo continuano ad essere presenti in gran parte delle nostre istituzioni) e passando poi ad altre riforme, in nome della governabilità, ma tutte tese a ridurre la partecipazione al voto, e in definitiva la effettiva rappresentanza dei cittadini, anche questa affermata nella Costituzione.
Il Consiglio Provinciale oggi insediato ha 25 consiglieri, eletti nel 2009, l'ultimo dei quali rappresenta circa il 4% degli elettori della provincia. Se vanno in porto le intenzioni degli attuali legislatori, il Consiglio sarà sostituito da un gruppo di “nominati”, ovvero alcuni sindaci dei 37 comuni della provincia, che dovrebbero rappresentare gli interessi di tutti i cittadini che risiedono nella provincia stessa; ne saranno capaci? Oltre ad allontanare sempre più il rapporto tra cittadini e rappresentanti degli stessi ci domandiamo: quando dovranno decidere su temi che riguardano il territorio del proprio Comune, o di quello confinante, riusciranno i “nominati” a rimanere imparziali? Ad oggi la Corte Costituzionale, ha bocciato il decreto “Salva Roma” per la parte riguardante l'abolizione delle Province, ma sicuramente ci saranno altri tentativi. Invece di ridurre realmente i privilegi che molte figure istituzionali hanno, si vuole ancora una volta tentare di ingraziarsi la rabbia che si è diffusa nei confronti di troppi “privilegiati” tagliando le briciole nelle istituzioni più vicine ai cittadini (lo si è già fatto per esempio riducendo la rappresentanza nei consigli comunali, che costano pochi euro, mentre nelle regioni per esempio continuano sprechi, illegalità ed eccessi). E ancora: sapendo che questo Parlamento è composto di nominati, raccomandati e addirittura eletti illegittimamente (a causa della illegittimità del “porcellum” ci sarebbero 148 deputati “illegittimi”) sarebbe giusto modificare da parte loro un tema importante quale è quello della rappresentanza? La Consulta asserisce che il Decreto bocciato avrebbe creato caos amministrativo, addirittura aumentando la spesa pubblica, e che “il trasferimento alle Città Metropolitane del patrimonio e delle risorse umane, finanziarie e strumentali delle Province…si risolve in un meccanismo complesso e articolato, suscettibile di produrre costi e di alimentare il contenzioso, tanto più nell'ipotesi di ripartizione delle funzioni e delle risorse tra Provincia e Città metropolitana”. La Consulta conclude sottolineando che le Province sono le uniche istituzioni che hanno davvero risparmiato (150 milioni di euro solo nel 2012) e che l’assunto dell’invarianza degli oneri (dato per scontato, perché si tratterebbe esclusivamente di un passaggio di funzioni e risorse dalle province ad altri enti territoriali) non trova alcun fondamento: in primis perché la struttura della spesa è squilibrata verso oneri inderogabili ed incomprimibili (personale, mutui, ecc.) e poi perché i processi di unione o fusione di Comuni comporterebbero deroghe al patto di stabilità interno. Se il parere della Consulta non bastasse, c’è anche l’autorevole appello di 44 costituzionalisti, che stronca impietosamente l’impresentabile DDL: “Il sovrapporsi disordinato di provvedimenti di <riforma> del sistema delle autonomie locali…lascia disorientati, sia quanto al merito delle politiche di riorganizzazione tentate, sia quanto alla loro legittimità costituzionale…Non possiamo sottrarci al dovere di richiamare tutte le forze politiche e la società civile ad una riflessione attenta e condivisa.” Ancora, essi affermano:  “Quanto al destino delle Province…riteniamo che non si possa comunque con legge ordinaria sopprimere le funzioni di area vasta delle Province e attribuirle a Regioni e Comuni, né trasformare gli organi di governo da direttamente a indirettamente elettivi, né rivedere con una legge generale gli ambiti territoriali di tutte le Province. Non si possono, infatti, svuotare di funzioni enti costituzionalmente previsti e costitutivi della Repubblica (art. 114), né eliminare la diretta responsabilità politica dei loro organi di governo nei confronti dei cittadini, trasformando surrettiziamente la Provincia in un ente associativo tra i Comuni, mentre le funzioni da svolgere non sono comunali…Aggiungiamo che perplessità suscita anche la strada della revisione costituzionale, intrapresa dal Governo all’indomani della pronuncia della Corte, con una iniziativa (A.C. n. 1543) volta alla soppressione -decostituzionalizzazione delle Province, poi seguita da un disegno di legge ordinario (A.C. 1542, ndr. quello bocciato dalla Consulta) volto a sottrarre alle Province la gran parte delle funzioni di area vasta, nonché da un opinabilissimo provvedimento di commissariamento fino a giugno 2014 di tutte le Province con organi in scadenza prima della prossima tornata elettorale - amministrativa. Questa appare per molti versi una scorciatoia, fonte di ulteriori complicazioni, per il rischio di un mancato rispetto del principio autonomistico sancito in Costituzione. In effetti, la soppressione delle Province potrebbe essere realizzata solo se le funzioni di area vasta risultassero tutte attribuibili ai Comuni o alle Regioni. Ma queste funzioni, di cui tutti riconoscono l’esistenza e il necessario esercizio, sia quelle operative (viabilità, edilizia per l’istruzione secondaria, lavoro e formazione professionale, trasporti pubblici locali, gestione del ciclo dei rifiuti, protezione della natura e dell’ambiente), sia quelle di coordinamento (le pianificazioni con riflessi territoriali, cioè le più rilevanti scelte di localizzazione) non sono attribuibili ai Comuni, che anzi sono in molti casi i principali destinatari delle scelte di area vasta operate nei loro confronti.”. Sappiamo che dichiararci contrari all'abolizione delle Province è fuori moda, d'altra parte cosa vi aspettavate da chi si ostina a chiamarsi comunista?


Francesco Andreini segretario provinciale PRC

Antonio Falcone Consigliere provinciale Gruppo Comunista