"Cupola di Roma", nell'inchiesta anche molti personaggi del centrosinistra. Il dossier del Prc di Roma nel 2013

Mentre tutti i fari dei mass media nel raccontare l’inchiesta “Mondo di mezzo” vengono puntati su Massimo Carminati, ex terrorista dei Nar e accusato di aver fatto parte della Banda della Magliana, a piazzale Clodio la sensazione è che siamo solo al principio di un sisma destinato a propagarsi coinvolgendo ampie fette di centrosinistra.

Il governo Renzi vuole la privatizzazione dell'acqua: fermiamolo!

Il Governo Renzi sta tentando di raggiungere il risultato cui sinora nessun governo era riuscito ad arrivare: la privatizzazione dell’acqua e dei servizi pubblici locali

Piano Regionale dei Rifiuti. Sgherri:"obbiettivi svuotati e piano che punta alla realizzazione degli inceneritori."

Di Marco Bersani, tratto dal numero di marzo del Granello di sabbia. La crisi sovverte e modifica il quadro geopolitico internazionale, mutando i rapporti di forza a livello internazionale e rimettendo in discussione egemonie storiche, sinora date per indiscutibili.

Preparare la manifestazione del 29

Il Comitato Politico Nazionale di Rifondazione Comunista, convocato il giorno dopo dello sciopero generale della Fiom per valutare la nuova fase che si è aperta con la ripresa del conflitto sociale...

Sentenze MPS: un primo passo nella direzione giusta, ma non ancora sufficienti

Il PRC esprime parziale soddisfazione riguardo alla sentenza con la quale Mussari, Vigni e Baldassarri sono stati giudicati relativamente alla ristrutturazione del derivato Alexandria.

12.06.2013

Nelson Mandela, combattente della libertà

di Maria R. Calderoni – liberazione.it 


Eroe della lotta contro l’apartheid, è morto a 95 anni nella sua casa di Johannesburg. Il paese è in lutto, la gente sfila per le strade e gli uffici hanno le bandiere a mezz’asta. Dal carcere al Nobel, una vita dedicata alla liberazione di un intero popolo oppresso. E’ stato il primo leader nero dopo la fine della segregazione razziale. Si ribellò. Quella era la sua terra, il suo paese, il paese dove era nato e dove erano nati suo padre e sua madre; ma lì, in quel suo paese, una legge detta dell’apartheid rendeva ormai la vita insopportabile e indegna. L’avevano inventata e imposta, quella legge, i dominatori bianchi e, in base ad essa, lui e tutti gli altri africani come lui dovevano subire molte cose.Tanto per dire. Separazione netta tra bianchi e neri nelle zone abitate da entrambi; istituzione dei bantustan, cioè ghetti per soli neri; proibizione dei matrimoni interrazziali; proibizione di rapporti sessuali tra neri e bianchi (costituiva reato passibile di carcere); obbligo di registrazione civile in base alla razza; divieto di accesso a determinate aree urbane; divieto di uso delle stesse strutture pubbliche, tipo fontane, marciapiedi, sale d’attesa; discriminazione nelle scuole e nei posti di lavoro; obbligo di passaporto per accedere alle aree urbane dei bianchi; divieto di ogni forma di opposizione (in special modo se di stampo socialista, comunista e comunque in qualche modo riferibile all’AFC, African National Congress). Prigionieri nella propria terra, esclusi e assoggettati, defraudati dei loro diritti e delle loro risorse. Quello era il Sudafrica, la sua terra. Una terra bellissima, con terreni fertili e clima mite, ricca di minerali preziosi (platino, diamanti, oro), diventata colonia e dominio di olandesi e inglesi fin dal secolo XVII. Quella sua terra strangolata dai crudeli padroni bianchi (è sotto il governo di Hendrich F. Verwoerd, passato alla storia come il perfezionatore, anzi “l’architetto dell’apartheid”, che la segregazione dal 1948 è diventata compiuta legge di Stato). Si ribellò. Lui, Nelson Mandela, a tutto questo decide di ribellarsi. Per la verità il suo vero nome è un altro. È nato il 18 luglio 1918 in un piccolo villaggio del Transkei e, come tutti in Sud Africa, acquisisce il nome inglese di Nelson il I° giorno di scuola; ma il suo vero nome è Rolihlahla, che poi significa “quello che porta guai”. Lui non è nemmeno tra i più sfortunati; lui è figlio di un capotribù Thembo, un nero che riesce ad andare scuola, grazie alla protezione del reggente Jongitaba, amico della sua famiglia, che diventa suo tutore dopo la morte del padre; ed è un nero che può persino studiare, conquistarsi un diploma e poi addirittura una laurea in giurisprudenza; lui che non è solo un miserabile “negro” in mano afrikaner. La sua storia la racconta lui stesso nella autobiografia che ha per titolo “Lungo cammino verso la libertà” (Feltrinelli, 1997); un libro che è anch’esso una perigliosa conquista. Mandela lo scrive di nascosto nel 1974, mentre è detenuto nel carcere di Robben Island; ma il manoscritto viene scoperto, confiscato e distrutto. I suoi due compagni di cella ne hanno però trascritto e nascosto una copia; ed è così che quelle emozionanti 579 pagine sono giunte sino a noi. Uscito dalla prigione nel 1990, Mandela ne finisce la stesura e il libro viene pubblicato nel 1994, titolo inglese “Long walk to freedom”. Solo questo. «Ho percorso questo lungo cammino verso la libertà sforzandomi di non esitare, e ho fatto alcuni passi falsi lungo la via. Ma ho scoperto che dopo aver scalato una montagna ce ne sono sempre altre da scalare». Solo questo. Il lungo cammino. Nient’altro che la strenua lotta per riscattare il suo popolo da una vita «senza pietà, senza voce, senza radici, senza futuro». A 18 anni, nel ’39, Nelson è ammesso all’Università di Fort Hare; fa pratica legale presso lo studio di un avvocato ebreo; e alla Facoltà di Giurisprudenza – racconta – «sono l’unico studente africano», era visto come un intruso, nessuno si sedeva vicino a lui e i professori gli «consigliarono» di continuare gli studi «per corrispondenza». Nessuno gli aveva insegnato come battersi contro l’odioso dominio bianco. Ma è in quegli anni che diventa amico di comunisti, ebrei e indiani, tutti ragazzi della sua età che quel dominio bianco lo vogliono combattere. Insieme a loro, con Walter Sisulu e Oliver Tambo, fonda la Lega giovanile dell’ANC (African National Congress), l’organizzazione che, insieme al Partito comunista, si batte contro l’apartheid. È con loro, coi ragazzi della Lega, che nel 1942 partecipa alla marcia dei 10.000 nella città di Alexandria (dove si è trasferito) organizzata per il boicottaggio degli autobus; non si fermerà più; la «miriade delle indegnità e delle offese» lo porta alla scelta che sarà quella di tutta la sua vita, quella di combattere «il sistema che imprigionava il suo popolo». Quel sistema che spara sui minatori in sciopero, come nel ’46 avviene nella miniera d’oro di Reef, 12 morti, migliaia di arresti, centinaia di processi per sedizione ai tanti comunisti che a quella lotta hanno partecipato. Nel febbraio 1952 l’ANC organizza una grande manifestazione di disobbedienza civile contro la segregazione, provocando la reazione del governo che, come sempre, è durissima. La sede dell’Anc è perquisita e Nelson arrestato per la prima volta. Quelli erano giorni, annota nel suo libro, nei quali era molto difficile per un nero vivere a Johannesburg. Infatti, «era un crimine passare per una porta riservata ai bianchi; un crimine viaggiare su un autobus riservato ai bianchi; un crimine bere ad una fontana riservata ai bianchi; un crimine passeggiare su una strada riservata ai bianchi, essere in strada dopo le 11 di sera, non avere il lasciapassare; era un crimine essere disoccupati e un crimine lavorare nel posto sbagliato, un crimine vivere in certi posti e un crimine non avere un posto dove vivere». E sono, quelli, anche i giorni delle evacuazioni di massa a Sophiatown, Martindale, Newclarc, dove quasi 100.000 africani vengono brutalmente buttati fuori dalle loro case. A lui intanto, rilasciato dal carcere, viene consegnata un’ingiunzione che gli impone di dimettersi dall’ANC; di non uscire dal distretto di Johannesburg; e di non partecipare a riunioni o convegni di qualsiasi tipo per due anni. E contemporaneamente viene chiesta la sua radiazione dall’Albo degli avvocati. Sono anche i giorni in cui Sophiatown, che ha cercato di ribellarsi all’evacuazione, deve cedere sotto i colpi della violenza afrikaner; e anche i giorni in cui, grazie al Bantu Educational Action, il governo si accaparrava direttamente il controllo di tutta l’istruzione, in pratica imponendo per gli africani una scuola di livello inferiore. Sulle ali della lotta. La Carta delle Libertà nasce il 26 giugno 1955 in una straordinaria manifestazione promossa a Kiptown dal’ANC: «Noi, il popolo del Sudafrica». È un testo poetico e fortissimo, di denuncia e ribellione in nome dei diritti dell’uomo e della dignità, alla cui stesura collabora con slancio anche Mandela. Le inaudite parole sono state scritte. «Il Sudafrica appartiene a tutti coloro che ci vivono, bianchi e neri». «Il nostro popolo è stato defraudato dal diritto, acquisito alla nascita, alla terra, alla libertà e alla pace, da una forma di governo basata sulla ingiustizia e l’ineguaglianza». «Il popolo governerà». «Tutti saranno uguali davanti alla legge e tutti godranno degli stessi diritti dell’uomo». Sulle ali della Carta. Arrivano le prime grandi manifestazioni di massa, e la repressione è durissima; cariche della polizia, denunce, arresti, sedi e movimenti dichiarati fuorilegge. E parte anche la caccia agli attivisti e agli animatori della Carta. Inevitabilmente tocca a Mandela. All’alba del 5 dicembre ’56 la polizia irrompe nella sua casa e lo arresta davanti ai due figli; l’accusa è alto tradimento; con lui, altri 156 compagni subiscono la stessa sorte, e tutti sono trasferiti nella prigione di Johannesburg, “La Fortezza”, una tetra costruzione in cima a una collina nel cuore della città. Per “alto tradimento”, la legge afrikaner prevede la pena di morte. Il 19 dicembre si apre il processo: ci vogliono due giorni per leggere le 18.000 parole dei capi d’accusa; ma, grazie a un grande collegio di difesa e ai fondi raccolti dall’ANC, quella volta – dopo un processo che si trascina per cinque anni – tutti vengono assolti e rilasciati su cauzione. Non c’è pace né giustizia e nemmeno pietà. Il 10 marzo 1960 a Shaperville la polizia spara su un corteo di manifestanti disarmati; una strage. Il tragico episodio segna una svolta per l’ANC e anche per Mandela. Per cinquant’anni la non-violenza è stato uno dei principi basilari del movimento anti-apartheid. Ma ora, di fronte alla repressione sempre più brutale e sanguinosa, brandire la Carta e i suoi nobili principi, organizzare solo cortei di protesta sembra non bastare più; ora sembra giunto il momento di ricorrere anche a più drastici mezzi. Nasce il Mk – acronimo di “Umkhonto we Sizwe”, che vuol dire “Lancia della Nazione” – l’ala armata dell’ANC e Mandela ne diventa il comandante. Sabotaggio, scontri con la polizia, contro-assalti, propaganda, raccolta di fondi anche all’estero, campi di addestramento para-militari. Dicesi lotta. Mandela è costretto a darsi alla clandestinità, diventa la “Primula Nera”, l’africano più ricercato del continente. Dura diciassette mesi; ma una sera, sulla strada di Johannesburg – si sospetta su segnalazione della Cia – viene catturato. Processo, autodifesa, pesante condanna: cinque anni di durissimo carcere a Esiquitin, uno scoglio a 18 miglia da Città del Capo. Passa solo qualche mese. Ma un’irruzione della polizia nella sede generale del Mk a Rivonia mette le mani su documenti che attesterebbero un piano di cospirazione, invasione armata, insurrezione; è un’ondata di arresti e per Mandela, già incarcerato, scattano nuove e più gravi accuse. Sono reati da pena di morte; e lui la morte se l’aspetta. Coi suoi compagni concorda una strategia di difesa: più che sulla legalità sarà basata sui «principi morali». Impiega quindici giorni a preparare il suo intervento davanti alla Corte. «Vostro Onore, io sono l’imputato numero uno Nelson Mandela. Non io, ma il governo dovrebbe trovarsi alla sbarra. Mi dichiaro non colpevole». Parlerà per oltre quattro ore. «Il mondo seguiva con grande attenzione il Processo Rivonia. Nella cattedrale di St.Paul a Londra si tennero veglie per noi; gli studenti dell’università di Londra mi elessero presidente in absentia della loro associazione». Venerdì 12 giugno 1964, «tornammo per l’ultima volta in tribunale. Il servizio di sicurezza era più imponente che mai», strade bloccate al traffico e polizia ovunque. Ma, «nonostante le intimidazioni, almeno duemila persone si erano radunate davanti al tribunale con striscioni e cartelli che dicevano: “Siamo al fianco dei nostri capi”». Non furono condannati a morte (anche grazie alla grande pressione internazionale). La sentenza fu l’ergastolo per tutti gli imputati. Agli anni del carcere, Mandela dedica un lungo capitolo intitolato: “Robben Island, gli anni bui”. Anni terribili in un carcere spaventoso; la cella lunga 3 passi e larga meno di 2 metri, i pochi oggetti disponibili, la sporcizia, la quasi mancanza di corrispondenza, il vitto orribile, il lavoro massacrante nella cava di pietra. Ma lui non cessa di combattere. È rinchiuso da più di vent’anni, ma in quell’anno 1985 perviene all’ANC il suo “Manifesto”: «Unitevi! Mobilitatevi! Lottate! Tra l’incudine delle azioni di massa e il martello della lotta armata dobbiamo annientare l’apartheid!» Mandela rimane in carcere fino all’11 febbraio 1990. Fu lo stesso nuovo presidente del Sudfrica a dargli la notizia della scarcerazione. Subito dopo essere stato eletto, de Klerk aveva cominciato a smantellare l’apartheid: apre le spiagge sudafricane ai cittadini di tutte le razze, annuncia l’abrogazione del “Reservation of Separation Amenities Part”; il 2 febbraio 1990 revoca la messa al bando dell’ANC, del Communist Part e di altre 317 organizzazioni che erano state dichiarate illegali; decreta la scarcerazione di tutti i prigionieri politici non colpevoli di atti di violenza, nonché l’abrogazione della pena capitale. Il 27 aprile 1994 è la data delle prime elezioni non razziali e a suffragio universale del Paese. Mandela diventa presidente: è il primo presidente nero del Sudafrica. Resterà in carica fino al 1999. Le ferite sono profonde e laceranti. Ma il presidente nero non insegue la ritorsione e la vendetta. In nome di quel suo popolo che ha tanto sofferto, ha creato una “Commissione per la Verità e la Riconciliazione” per far luce sui crimini dell’Apartheid; i colpevoli che confessano sono perdonati, ed è concessa un’amnistia pacificatrice. Per questo, dopo il Premio Lenin ricevuto nel 1962, nel 1993 gli viene dato il Nobel per la pace. Tanti anni sono passati. Il Combattente ora è un po’ stanco. «Mi sono fermato un istante per riposare, per svolgere lo sguardo allo splendido panorama che mi circonda, e per guardare la strada che ho percorso». Nell’ultima riga della sua autobiografia ha lasciato scritto che il «lungo cammino» deve continuare. «Non vi è alcuna strada facile per la libertà».

Sugli scioperi degli autoferrotranvieri

Riceviamo dalla Confederazione Cobas di Pisa, e volentieri pubblichiamo, il seguente comunicato  che ben sintetizza le ragioni degli autoferrotranvieri che da oggi stanno scioperando ad oltranza anche in Toscana ed a cui il nostro Circolo -nel suo piccolo- vuole dare piena solidarietà!!

"Sta andando in scena da troppo tempo un pesante ridimensionamento del trasporto pubblico, di quello ferroviario come di quello locale, con pesanti ripercussioni sulla qualità del servizio per la popolazione e sulle condizioni di lavoro e le retribuzioni dei dipendenti. Due settimane fa gli autoferrotranvieri genovesi si sono ribellati -con massicci scioperi a oltranza durati 5 giorni- alla privatizzazione dell’AMT, sostenuti dalla solidarietà della cittadinanza, certo danneggiata dalla mancanza del servizio, ma convinta che quella lotta avesse obiettivi giusti per tutti, per il personale come per i passeggeri. In Toscana, la nascita della società CTT (che ha messo insieme la CPT di Pisa, la CLAP di Lucca e l’ATL di Livorno) sta rappresentando, con la cancellazione degli accordi integrativi, un attacco senza precedenti al salario, con le buste paga dei dipendenti di Pisa e di Livorno taglieggiate di 250-300 euro al mese e con l’organizzazione dei turni degli autisti che è un autentico massacro della loro salute e una devastazione dei loro diritti. A Firenze, l’ATAF, privatizzata a prezzi stracciati per decisione del sindaco Renzi, marcia spedita verso l’immiserimento delle buste paga, mentre è già stata pesantemente aggravata la prestazione lavorativa. È a questa politica spietata delle società che i lavoratori di Firenze e di Pisa sono stati costretti a rispondere con gli scioperi a oltranza di giovedì e di venerdì, fuori dalle norme previste dalla legge che disciplina il diritto di sciopero nel trasporto pubblico, o meglio che rende simbolico il ricorso allo sciopero. Lo sciopero con le normative di legge diventa cosi’ inefficace, un’arma spuntata, a esclusivo vantaggio delle imprese, le quali in questo modo possono imperversare sui diritti dei cittadini e dei lavoratori, nella certezza di non doverne pagare lo scotto. Scioperi necessariamente a oltranza, in primo luogo contro l’oltranzismo delle aziende di trasporto, ma anche contro una legge sul diritto di sciopero che è stata concepita per impedire ai lavoratori ogni tipo di tutela economica e normativa. Gli Scioperi a oltranza sono espressione del diritto di legittima difesa nei confronti dell’assalto senza scrupoli portato dalle società alla condizione dei lavoratori e a un bene pubblico qual è il trasporto delle persone."

12.02.2013

Berlusconi decade, le sue politiche rimangono

La decadenza da senatore di Silvio Berlusconi è sicuramente un fatto positivo: il Parlamento è stato liberato da uno dei suoi peggiori elementi. Un personaggio, oltre che un pregiudicato, che in 20 anni ha spazzato via le enormi conquiste sociali ottenute con le battaglie dei decenni passati. Ma la sua eredità è stata ormai da tempo raccolta da tutte le forze politiche che oggi si ritrovano nel governo delle Larghe Intese, decise a rappresentare gli interessi euro/tedeschi in Italia e a far pagare la loro crisi ai lavoratori, ai disoccupati, agli studenti e a tutti i soggetti deboli della società, mantenendo i propri privilegi. 
Abbiamo davanti due scelte 
  1. continuare a credere alla favola che la crisi passerà, intravedendo un cambiamento in un personaggio come Renzi, che sostanzialmente continuerà sul solco tracciato da Berlusconi. La crisi non passerà, anzi aumenterà, se a cambiare non è il modello di sviluppo. 
  2. dare veramente un indirizzo politico diverso, a partire dall'annullamento della controriforma Fornero, dal ripristino dell'articolo 18,dalla revisione dei trattati internazionali che impongono all'Italia manovre economiche durissime, dal garantire a tutti una casa e un lavoro andando a prendere i soldi laddove ci sono, e cioè nelle tasche di quel 10% di ricchi che detiene il 50% dei capitali, e nazionalizzando settori strategici della produzione e della finanza, in modo da poter rilanciare l'economia italiana su basi completamente nuove! 
 

Se la Cina non compra più dollari

 di Valerio Lo Monaco

Molto semplicemente, con una scelta sovrana, la Banca Centrale cinese ha dichiarato senza mezzi termini che “accumulare riserve in valute estere non raccoglie più i favori della Cina”. Tutte le valute, naturalmente, ma in modo particolare, e certamente preoccupante per gli Stati Uniti, a essere oggetto di questa decisione è il biglietto verde. Si tratta della notizia più importante, a livello macroeconomico e geopolitico, delle ultime settimane. La stampa internazionale non le ha dato grande risalto, quella interna italiana non ne ha parlato proprio: tutta presa, come è da mesi e mesi, a commentare le quisquilie interne. Ivi inclusa la grottesca battaglia attorno ai 2 miliardi di euro per abolire la seconda rata dell’Imu nello stesso momento in cui l’Italia ne spende 1600 all’anno e ne dovrà trovare ulteriori 50 nel corso del 2014 per rispettare il Fiscal Compact sottoscritto a suo tempo. Come se in una qualunque famiglia si discutesse all’infinito per trovare il denaro per andare a mangiare una pizza in quattro a fronte di tutte le altre spese del bilancio. Tornando alle cose che contano, invece, questa della Banca Centrale cinese è veramente una sorta di bomba. Le riserve, ancora al quarto trimestre del 2013, ammontavano a circa 3,66 trilioni di dollari. L’accumulo da parte della Cina di moneta statunitense avviene da anni e anni, operazione messa in piedi per tenere alto il livello del dollaro e allo stesso tempo basso quello dello yuan, onde rendere quest’ultimo estremamente competitivo per le esportazioni cinesi. Ma la musica sta cambiando. Già da un po'. E dunque, con questa decisione, si imprime una nuova accelerazione alla strategia già in atto da tempo di dismissione delle riserve in valuta statunitense. Sono già anni, ormai, che l’acquisto di titoli di Stato Usa è calato da parte della Cina. E ora calerà ulteriormente. Gli Usa dovrebbero tremare. Ancora di più rispetto a quanto già dovrebbero aver iniziato a fare da tempo. Perché se in primo luogo la politica economica cinese ha favorito le aziende interne a sfavore di tutte le altre nel resto del mondo (cosa che riguarda anche noi, beninteso) il fatto che oggi si dichiari che la Cina non trae più alcun beneficio dall’accumulo di valute estere significa una cosa sopra ogni altra: lo yuan è pronto a invadere il mondo. Ovviamente sostituendo, via via, le altre valute internazionali usate per gli scambi. Dollaro in primo luogo. Dal punto di vista prettamente statunitense, la cosa è di portata enorme. Per avere dei prestiti gli Usa dipendono fortemente da chi acquista, e dunque ne sottolinea e mantiene il valore, i titoli di Stato. Ma se questi iniziano a non essere più graditi, oltre al fatto di non riuscire più a piazzarli agli stessi interessi di prima, il problema è molto più ampio, perché gli Usa soprattutto hanno nella politica del “debito di Stato” la loro unica motivazione di reggersi ancora in piedi. Se i titoli di Stato Usa non vengono più acquistati, il dollaro, di fatto, inizia a non valere più nulla. Già ora, malgrado siano riusciti a tenere la propria moneta in vita contro tutte le logiche economiche e persino meramente aritmetiche, gli Usa non riescono a far quadrare i propri conti, vedi i fatti recenti dello Shutdown federale e del Fiscal Cliff, peraltro rimandato, quest’ultimo, a metà febbraio 2014. Cioè praticamente a dopodomani. Ma tutto si regge, da sempre, sulla “promessa” del valore della sua moneta. Ecco, se ora questa moneta non è più apprezzata tanto che il primo acquirente mondiale inizia sul serio a disdegnarla, è facile immaginare quali potranno essere i contraccolpi oltre Atlantico. E, beninteso, per tutte le altre economie legate a vario titolo alla tenuta del dollaro. Europa inclusa. Cresceranno probabilmente i tassi di interesse che gli Usa dovranno concedere per vendere i propri titoli. Il che, oltre ad aprire degli enormi ulteriori insormontabili problemi all’amministrazione statunitense, disvela anche lo scenario ulteriore che abbiamo accennato: iniziare a usare lo yuan come valuta di riserva internazionale e soprattutto come moneta di scambio per materie importanti per ora appannaggio esclusivo del dollaro. Petrolio in testa. Alla Borsa di Shanghai, secondo la Reuters, si inizierà prestissimo a quotare i diritti di acquisto (futures) sul greggio in yuan. A cosa servirà più dunque il dollaro? E a cosa “serviranno” più gli Usa? Come si terranno in piedi? Dalle sconfitte internazionali delle politiche neocons di Iraq e Afghanistan alla crisi dei subprime agli schiaffi presi giorno per giorno dalla Russia sul caso Siria e Iran sino a questo ulteriore pugno in pieno volto proveniente da Shanghai: l’Impero sta per cadere in ginocchio. Allora, molto chiaramente: la Cina è pronta per diventare il punto di riferimento per tutta l’Asia, in sostituzione degli Stati Uniti e, complice anche la decadenza costante dell’Euro, a questo punto non si vede altra moneta mondiale, e altra potenza commerciale, in grado di contrastarla. Da Oriente a Occidente. Tempi. Non brevissimi, naturalmente. Questa della dismissione di dollari è politica in atto ormai da anni, e la tappa relativa al commercio di petrolio in yuan necessita di passaggi successivi. Ma la direzione è quella. Conseguenze. Le merci acquistate dagli statunitensi, dopo la caduta del dollaro, costeranno molto di più. E il tenore di vita tenuto artificiosamente alto, o almeno a galla, dopo lo scoppio dell’ultima crisi, è destinato a crollare sensibilmente. La falsa - e cieca - prosperità degli Stati Uniti appare arrivata al termine e a presentare i conti. Ma la domanda da porsi, più importante, è quanto e come gli statunitensi reagiranno a un declino repentino del loro Paese e al crollo delle condizioni di consumo e vita. Sono lontanissimi i tempi in cui Bush dichiarava senza mezzi termini che «il tenore di vita degli americani non può essere messo in discussione». Ora in discussione lo è eccome. E si tratta di capire come si comporteranno la popolazione e lo Stato. Perché una cosa è certa: a una azione di questo calibro della Cina non potrà che esserci una reazione Usa. 

Bolivia: otto anni di nazionalizzazioni, economia in crescita

da Contropiano.org

Lo Stato boliviano controlla oggi il 38% dell’economia nazionale grazie alla politica di nazionalizzazioni applicata dal 2006, con l’arrivo al potere del primo presidente indigeno, Evo Morales, quando l’indice era del 15%. Esponendo il modello economico boliviano all’Universidad Gabriel René Moreno di Santa Cruz, motore economico del paese e roccaforte dell’opposizione conservatrice, il vice presidente Álvaro García Linera ha precisato che sono state nazionalizzate in modo progressivo le imprese-chiave dell’economia. In complesso sono state una ventina, fra cui quelle degli idrocarburi, delle telecomunicazioni, dell’elettricità, delle attività minerarie, della gestione degli aeroporti, della produzione del cemento. Molte di queste aziende, tuttavia, non hanno ancora ricevuto le compensazioni dovute per le espropriazioni e hanno intrapreso azioni giudiziarie internazionali contro lo Stato o hanno minacciato di farlo. García Linera ha motivato le nazionalizzazioni affermando che per la Bolivia era essenziale trattenere le eccedenze dei diversi settori e trasformarle in “motore dell’economia nazionale”, che quest’anno registrerà una crescita del 6,8%, la più alta in 28 anni. In vice presidente ha insistito sostenendo che la crescita non può essere spiegata solo dall’aumento degli introiti del gas esportato in Brasile e Argentina, ma bensì individuata nel cambio del regime di proprietà delle aziende strategiche. Circa otto anni fa il Pil boliviano era stimato in 8 miliardi di dollari; oggi si aggira sui 32 miliardi di dollari. 


WikiLeaks: l'accordo segreto tra Usa e don Giussani per fermare il Pci

 da Huffington Post del 08/04/2013


 Tra i nuovi documenti diffusi da Wikileaks ce n’è uno particolarmente interessante per l’Italia: una comunicazione diplomatica del 19 dicembre 1975 tra il consolato Usa a Milano e la Segreteria di Stato di Washington, in cui il console americano riporta il contenuto di un dialogo avuto con il fondatore di Comunione e Liberazione don Luigi Giussani. Argomento: un “accordo segreto” tra la Segreteria di Stato di Henry Kissinger e il fondatore di Cl per fermare l’avanzata del Partito Comunista in Italia, finanziando le attività e i media del Movimento Popolare. Il braccio politico di Cl appena nato sotto la guida dell’allora ventottenne Roberto Formigoni e con l’aiuto del futuro cardinale di Milano Angelo Scola.
I documenti, pubblicati oggi da L’Espresso, raccontano un dialogo molto chiaro. Il console americano incontrò don Giussani per sapere come gli Stati Uniti potevano aiutare il movimento. La risposta del fondatore di Cl fu molto diretta: “Potete aiutare il Movimento Popolare . E darci una mano nel campo della comunicazione e dei media”. Non quindi un appoggio diretto a Comunione e Liberazione, ma un aiuto al Movimento Popolare di Formigoni, lo strumento attraverso il quale realizzare il progetto di Cl sulla società italiana (“estendere una guida positiva oltre il terreno religioso”).
Nel ’75 l’Italia rappresentava la preoccupazione più grande per gli statunitensi in Europa. In quell’anno alle elezioni amministrative il Pci balzò al 33,4%, accorciando a due punti percentuali la distanza dalla Democrazia Cristiana. Un risultato che – come ricorda oggi Repubblica – sorpresa anche la Cia. Di qui la “missione” del consolato Usa a Milano di capire come “aiutare” il movimento di Comunione e Liberazione nella sua opera di contrasto alla sinistra.
“Quello di cui c’è necessità – scrisse il console alla Segreteria di Stato – è lo sviluppo dei canali mediatici. In particolare, c’è bisogno di un nuovo settimanale ma non direttamente d’impronta cattolica. Famiglia Cristiana si rifiuta di aiutare Cl, ma anche se lo facesse non raggiungerebbe quei gruppi che sarebbe necessario raggiungere”. Il problema – spiegò don Giussani al console – erano i soldi: l’organizzazione non era particolarmente florida. È a questo punto che il console chiese al fondatore di Cl come gli Usa potevano aiutare e dare il loro “contributo alla democrazia italiana”. Il sacerdote rispose deciso: sostenendo il Movimento Popolare e i media legati a Cl. Un paio di anni dopo nasceva un nuovo settimanale cattolico: Il Sabato.

11.30.2013

Francesco Andreini nuovo segretario della Federazione PRC di Siena

Si è appena concluso il IX Congresso della Federazione di Siena. E' uscito come maggioritario dai Congressi territoriali il terzo documento. Votati all'unanimità sia il documento politico di mandato, sia gli organismi dirigenti, sia i delegati al Congresso nazionale e regionale. Facciamo i nostri auguri di buon lavoro al nuovo segretario provinciale FRANCESCO ANDREINI!

10.14.2013

6.09.2013

Siena al ballottaggio


Domenica e lunedì (oggi e domani) sarà possibile votare per scegliere il sindaco di Siena. Forse a nessuno interessa cosa farò, ma dato che ho ricevuto qualche richiesta più o meno esplicita, ho deciso di comunicare quello che penso. Per prima cosa ribadisco che non mi piace questa legge elettorale; ci avevano detto che era migliorativa, perché si poteva scegliere direttamente il sindaco, oltre che il partito che lo sostiene, in modo da evitare gli accordi tra i partiti che una volta si trovavano ad eleggere il sindaco solo dopo la formazione del consiglio; ci avevano anche detto che, con il voto disgiunto, potevi evitare di accettare la scelta effettuata dal tuo partito, e votare per un sindaco che a te piaceva di più; insomma sembrava che il peso dell'elettore fosse importantissimo e che i cittadini finalmente potevano influire sulle scelte che riguardavano il loro futuro. Valentini e Neri hanno ottenuto insieme due settimane fa 18.300 voti circa su 43.800 elettori, ovvero circa il 42% dei potenziali elettori (rispettivamente il 26% e il 16% degli elettori); nulla di scandaloso, per carità, ma perché si continua a dire che sono gli elettori a scegliere il sindaco? Il sindaco lo sceglie una piccola parte degli elettori, esattamente come succedeva prima della legge elettorale attuale, con una differenza: prima sapevi con chi rifartela (il partito che tu avevi sostenuto) ora non sai più chi è il tuo interlocutore, perché il sindaco dice: “mi avete votato!” e il partito dice: “eh mi dispiace, ma questa è la legge!” e così il cittadino è fregato due volte. In più, sul caso Siena: i due sindaci che domenica e lunedì saranno contrapposti, sono sostenuti ufficialmente da due schieramenti che a livello nazionale governano insieme... e che nella campagna elettorale nazionale dichiaravano inimicizia eterna! Ora si dividono tranquillamente le responsabilità di governo... ma saranno veramente in contrapposizione a Siena, o finiranno per darsi una mano? Lo vedremo; intanto vedremo come si porranno di fronte alle istanze dei cittadini sui temi del lavoro, della ripubblicizzazione dei servizi (a partire da quello idrico) e sulle tante questioni a cui saranno costretti a rispondere. Intanto dichiaro che (visto che anche sulla stampa c'è già chi sostiene che i voti di tizio andranno a caio e fanno campagna elettorale con i voti degli altri) personalmente andrò a votare, annullerò la scheda scrivendo il mio nome, e in questo modo non sosterrò né la politica di chi ci vuole disaffezionare al voto, che è un diritto a cui non voglio rinunciare, né però voglio col mio voto avallare la falsa democrazia, che ci porterà probabilmente addirittura a darci l'illusione di eleggere il presidente della repubblica, stravolgendo la Costituzione, e rafforzando così le idee del presidente-monarca Napolitano.

Francesco Andreini - Segretario del Circolo PRC di Siena

5.28.2013

Un grazie di cuore!

Il Circolo PRC "Viro Avanzati" di Siena ringrazia tutti coloro che ci hanno aiutato in questa campagna, a partire da coloro che hanno sottoscritto la nostra lista permettendoci la presentazione; grazie a tutti coloro che ci hanno votato, e, vista la prevalenza dei voti di lista rispetto alle preferenze, che hanno confermato l'importanza della presenza del nostro partito, in controtendenza alla moda che vuole i partiti fuori dalla politica. Il risultato, anche se modesto ma migliore rispetto alle precedenti elezioni, ci ha confermato la giusta collocazione del partito in una coalizione che vuole il ritorno al ruolo centrale del Comune nella gestione dei servizi, alla tutela dei beni comuni a partire dall'acqua. Occorre rivoluzionare il sistema!

Il Circolo.


5.19.2013

Giorgio Cremaschi a Siena




Dibattito pubblico organizzato da Rifondazione Comunista, all'interno della festa di chiusura della Campagna elettorale per le comunali di Siena, su Monte dei Paschi, Debito Pubblico e Lavoro con il portavoce nazionale del Comitato No Debito Giorgio Cremaschi.


Il Futuro (passato?) della Fondazione Mps



Chiudere un articolo con la non troppo velata minaccia di “valutazione per una eventuale tutela” non ci è sembrato troppo elegante, ma non è questo il punto principale. Nell'articolo che giustifica la necessità di procedere urgentemente alla revisione dello Statuto della Fondazione Mps si trascura un aspetto formale di non poco conto, ovvero, chi rappresenta questa Deputazione?
Il Comune di Siena, organo nominante della Deputazione attuale, da un anno circa non esiste in quanto rappresentato da un Commissario che ha tardato a rispondere e che, soprattutto, non dovrà rispondere ai cittadini dei suoi atti; la Provincia, altro organo nominante, anche secondo il “buon” Governo in carica sparirà, ed è in scadenza; gli altri Enti avevano un peso minore, e ci sembrano un bel po' più lontani dalla comunità che il Presidente Mancini dice di voler ascoltare. Questo per dire che l'attuale Deputazione, che non ho motivo di ritenere incompetente, è però sicuramente non rappresentativa di quello che la comunità attualmente pensa del futuro della Fondazione MPS. Condivido quindi l'opinione di coloro che sostengono sarebbe meglio attendere almeno le prossime elezioni comunali, visto tra l'altro che avverranno prima della scadenza del 30 giugno, che sembrerebbe ultimativa per questo atto. Se aggiungiamo che il quadro politico di oggi è radicalmente diverso da quello di cinque anni fa, diventa difficile non pensare che si sia voluto procedere proprio per evitare di tenere conto di questo cambiamento. Entrando poi sul tema di come avverranno le prossime nomine, si dice che il peso “politico” dei nominanti diminuirà (il testo definitivo non è ancora pubblico) e che crescerà invece quello della cosiddetta “società civile”; a parte che nutro dubbi sulla reale autonomia della società civile dai partiti (lobbies e amicizie esistono ovunque, e sono molto meno controllabili di un dibattito in consiglio comunale) voglio ricordare che, per esempio, la Camera di Commercio ha avuto un ruolo non secondario sulle decisioni dell'Aeroporto di Ampugnano, sulla definizione delle tariffe riguardo la Tassa di soggiorno e su altro, ma che pare non abbia ricevuto per queste scelte un grande plauso neppure dagli associati. La democrazia è una pratica difficile, e nessuno certamente ne è proprietario, e visto che la Fondazione dovrebbe avere un ruolo anche sul futuro di tanti dipendenti della Banca, vorrei qui ricordare di come molti lavoratori si siano sorpresi di scoprire che non possono per esempio indire una assemblea in orario di lavoro se non convocata dai sindacati che ne hanno diritto (che spesso sono anche corresponsabili delle scelte della proprietà). Quindi l'assemblea è sì dei lavoratori, ma non sono i lavoratori che la possono convocare. E lo stesso accade nella Deputazione, che dovrebbe rappresentare la comunità senese, ma la comunità dovrà leggere dai giornali quale sarà il suo futuro, ovvero quando è già diventato passato!

Francesco Andreini - Candidato consigliere nella lista del Partito della Rifondazione Comunista 
con candidata Sindaco Laura Vigni

5.17.2013

Non possiamo più aspettare! - Fiom



Appello per la manifestazione indetta dalla Fiom per sabato 18 maggio 2013 a Roma


Diritto al lavoro, all'istruzione, alla salute, al reddito, alla cittadinanza, per la giustizia sociale e la democrazia Sabato 18 maggio i metalmeccanici si mobilitano e scendono in piazza a Roma perché cinque anni fa con il governo Berlusconi ci avevano detto che la crisi non c'era, era passeggera, addirittura superata. Negli ultimi due anni col governo Monti, visto che la crisi non si poteva più negare, si è passati a un uso della crisi per legittimare le politiche di austerità in tutta Europa. La scelta di non intervenire sulle cause ha determinato che il 10% della popolazione ha il 50% della ricchezza: i responsabili hanno quindi continuato ad aumentare le proprie rendite. Inoltre le banche hanno ridotto il credito e investito in titoli spazzatura e la Confindustria ha puntato sulla cancellazione dei diritti e la riduzione del salario. Risultato? Hanno cancellato l'articolo 18, derogato ai contratti e alle leggi, tagliato la spesa sociale, chiuso ospedali e per 9 milioni di persone non è più garantito il diritto alla salute, chiuso scuole e università, posticipate e ridotte le pensioni. Hanno addirittura provato a generare una guerra tra inoccupati, disoccupati e precari, giovani e non, donne e uomini. L'Italia continua a essere il paese con la massima evasione fiscale e la minore tassazione delle rendite finanziarie mentre attraverso le politiche fiscali hanno continuato a spremere pensionati e lavoratori dipendenti. I risultati di questa scelta sono: licenziamenti, aumento delle disuguaglianze sociali, impoverimento e inaccessibilità al lavoro. Questa condizione di solitudine ha addirittura portato persone a togliersi la vita. Adesso Basta! Non vogliamo più essere divisi e ricattati, è il momento di cambiare Il 18, a Roma, manifestiamo per: - riconquistare il diritto del e nel lavoro; - la riconversione ecologica del nostro sistema industriale per valorizzare i beni comuni acqua, aria e terra; - un piano straordinario d'investimenti pubblici e privati e il blocco dei licenziamenti anche attraverso l'incentivazione della riduzione dell'orario con i contratti di solidarietà e l'estensione della cassa integrazione; - un contratto nazionale che tuteli i diritti di tutte le forme di lavoro con una legge sulla democrazia che faccia sempre votare e decidere i lavoratori; - un reddito per una piena cittadinanza di inoccupati, disoccupati e studenti; - fare in modo che la scuola, l'università e la sanità siano pubbliche e per tutti; - combattere le mafie e la criminalità organizzata che si sono infiltrate sia nella finanza che nell'economia; - la rivalutazione delle pensioni e per un sistema pensionistico che riconosca la diversità tra i lavori; - un'Europa fondata sui diritti sociali e contrattuali, su un sistema fiscale condiviso e sul diritto di cittadinanza e sulla democrazia delle istituzioni. Per queste ragioni ci rivolgiamo a tutte le donne, gli uomini, i giovani, i precari, i disoccupati, i migranti, i pensionati, perché noi operaie, operai, impiegate e impiegati metalmeccanici, come voi, vogliamo una democrazia che ci permetta di partecipare e decidere del nostro futuro.


Per aderire invia una mail a fiom18maggio@fiom.cgil.it 
Visita l'evento su facebook!

Festa elettorale per cambiare davvero...

Programma elettorale per Siena

I prossimi anni saranno molto importanti per determinare il futuro di Siena. La crisi economica, che sembrava per la maggior parte dei senesi così lontana, da qualche anno colpisce pesantemente anche la nostra città. Fino ad oggi il modo utilizzato per “risolvere” i problemi di Siena, come quelli dell’Italia, è stato quello liberista. Sono stati imposti tagli sempre maggiori ai servizi sociali aumentando al contempo le tariffe e le imposte per le famiglie, le quali sono gravate da una sempre maggiore precarizzazione o assenza di lavoro. Noi comunisti pensiamo che ci possa essere un modo diverso per uscire da questa crisi che viene fatta pagare sempre ai lavoratori, agli anziani ed ai giovani e per farlo occorre rifondare Siena sulle seguenti basi: 

SERVIZI SOCIALI E SANITARI Riteniamo fondamentale il mantenimento e lo sviluppo dei servizi sociali pubblici presenti, finalizzati, in prima istanza, alla cura ed assistenza di bambini ed anziani (asili, case di riposo etc.), con una drastica revisione delle tariffe stabilite sulla base del reddito familiare (ISEE) dei richiedenti, per permettere a tutti gli strati della popolazione senese (e straniera) di accedere a tali servizi essenziali. Attualmente le fasciazioni ISEE tendono a far gravare la maggior parte dei costi di compartecipazione dei servizi sulle spalle dei lavoratori subordinati o precari i quali, trovandosi dichiarato tutto il loro reddito tramite la busta paga, si trovano spesso nella fasciazione più alta in compagnia di persone con un reddito reale molto più elevato del loro. Al contempo nelle fasce più basse tendono costantemente ad insinuarsi percettori di alto reddito che avendo però i mezzi per evadere usufruiscono di servizi a basso costo al posto di chi ne avrebbe più diritto. Tutto questo deve finire! Il Comune ha gli strumenti, assieme all’Agenzia delle Entrate, alla Guardia di Finanza e alla Camera di Commercio, per scovare e colpire gli evasori, basta avere la volontà politica di farlo. Ovviamente, siamo consapevoli che gli odierni limiti economici del Comune di Siena non possano essere risolti solo tramite la lotta all’evasione fiscale. Per questo, occorrerà tutta la forza di un Comune come Siena e dei suoi cittadini per dichiarare guerra ai tagli dei trasferimenti nazionali e alle limitazioni imposte dal Patto di Stabilità. Mentre lotteremo però per ripristinare il principio che i Comuni sono Enti predisposti a garantire e realizzare i diritti delle persone, dovremo dare delle immediate risposte ai bisogni più impellenti, pertanto, saranno coadiuvate e aiutate, anche tramite la costituzione di agenzie comunali speciali, le attività auto-organizzate dei cittadini. A titolo di esempio, proponiamo di ampliare e rivedere l'esperienza delle ludoteche raccogliendo la la domanda delle famiglie che hanno bisogno di accudire i loro figli al di fuori dell’orario degli asili e che siano disponibili a compartecipare il costo di un’assunzione di un baby sitter. L’agenzia si farebbe carico di assumere regolarmente personale qualificato e di trovare adeguati locali dove i genitori potrebbero portare i loro piccoli senza dover spendere molti soldi e creando al contempo occupazione regolare. Nell’ambito dei servizi alla persona occorre creare un’integrazione puntuale e funzionale con il Servizio Sanitario in modo da poter svolgere sul territorio una corretta attività di assistenza domiciliare in grado di fornire un’opera di prevenzione e ridurre così i costi dell’ospedalizzazione ed il numero delle degenze. 

DIRITTO ALLA CASA, TUTELA DEL TERRITORIO E DELL’AMBIENTE E' essenziale realizzare una politica della casa che renda effettivo il diritto all’abitare per tutti. Va ampliata al massimo la differenziazione delle imposizioni IMU tra immobili affittati e sfitti al fine di incentivare i proprietari ad affittare anche a prezzi più bassi i propri stabili piuttosto che mantenerli sfitti. È inoltre necessario incrementare sia gli investimenti per l'edilizia ERP ed in affitto (a canone concordato) sia progetti di edilizia a riscatto (sul modello della vecchia INA CASE) che consenta cioè di riscattare l'abitazione dopo tot. anni di affitto (ad es. 20) ad un prezzo di cessione finale concordato fin dal primo contratto di affitto. Tolte le più impellenti e limitate necessità crediamo che Siena debba ripensare una strategia di gestione coordinata e condivisa con i comuni limitrofi che interessi un ripensamento dell’uso del suolo (ad esempio per le perequazioni urbanistiche) e tutti quei servizi come i trasporti che potrebbero essere meglio gestiti in tale forma. Vogliamo avviare una politica di conservazione del territorio, evitando ad esempio la "città diffusa" con l’inurbamento delle realtà rurali ed incentivando, al contrario, attività agricole che mantengano l’equilibrio idrogeologico della terra. Occorre avviare tante piccole opere, capaci di creare lavoro qualificato, tramite la mappatura e la ristrutturazione ecologica di tutto il patrimonio edilizio esistente e male o non più utilizzato, sia fuori che dentro le mura (pensiamo alla Caserma di Santa Chiara, al Carcere di Santo Spirito, alla Caserma di S. Agata), ed promuovendo in generale la sostituzione edilizia con nuove costruzioni ecologicamente più sostenibili, antisismiche, ecc. Dobbiamo impegnarci, con l’aiuto dei cittadini e delle contrade al mantenimento delle valli e delle aree verdi intorno ed all'interno del centro storico, con la realizzazione ad esempio del progetto del "Parco del Buongoverno" (previsto dal regolamento urbanistico). Infine vogliamo potenziare i già costruiti parcheggi-scambiatori per turisti e pendolari da arricchire magari anche con servizi di noleggio di bici elettriche.

MONTE DEI PASCHI Ogni ipotesi di intervento inerente il comune di Siena non può prescindere dalle sorti del Monte dei Paschi e soprattutto della sua Fondazione. In questo periodo di commissariamento del Comune abbiamo proposto, attraverso una petizione popolare, una modifica dello statuto della Fondazione per cancellare ogni conflitto d'interesse e ridare al consiglio comunale il potere di nomina dei membri della deputazione. Ci adopereremo per un ritorno dell' MPS alle dimensioni e la funzione di una banca regionale, nuovamente sotto il controllo della Fondazione (la quale deve tornare ad essere pubblica) che salvaguardi l'occupazione nel territorio e che garantisca credito alle imprese e sostegno alle iniziative produttive nell'agricoltura e nell'ambiente e si attivi per la valorizzazione della cultura e dell'arte, contribuendo per questa via a creare occupazione. 

CULTURA, TURISMO E POLITICHE GIOVANILI Una delle basi su cui rifondare Siena, in questo periodo di crisi, non può prescindere da investimenti per la manutenzione di determinate strutture e nell’assunzione di personale qualificato in grado di rendere attrattivi luoghi come il Santa Maria della Scala. Occorre sviluppare progetti in grado di mettere a reddito molti beni scarsamente valorizzati dal settore privato perché non produttivi di un immediato e lauto profitto. Inoltre, sarebbe miope parlare di cultura senza tenere a mente le difficoltà dell’ Unversità causate da anni di tagli dei fondi nazionali e di cattiva gestione dei suoi amministratori. Infine, vogliamo incentivare e promuovere l'aggregazione e l'impegno culturale giovanile con la destinazione di un immobile sfitto di proprietà comunale a "spazio giovani", aperto appunto a momenti di incontro, formazione culturale e artistica - dal teatro alla musica- dei giovani senesi e non.


5.08.2013

Un punto di vista “antico” su una vicenda contemporanea


Si è tenuta ieri 7 maggio in piazza del Mercato a Siena una assemblea del comitato “SOS geotermia” in preparazione della manifestazione di sabato 11 maggio sull'Amiata. Le centrali già in uso e quella di prossima costruzione (Bagnore 4) funzionano iniettando acqua in profondità dove il terreno ha elevata temperatura e raccogliendone poi il vapore che, dopo aver scaricato la propria energia nelle turbine, viene liberato nell'aria. La gran parte delle istituzioni ha concesso ad ENEL lo sfruttamento del territorio per questa tecnologia, ma i comitati sostengono che oltre a liberare il vapore in aria si liberano quantità elevate di sostanze nocive che accrescono la mortalità per tumore delle popolazioni che abitano nella zona. I timori dei comitati sono tra l'altro confortati dai numeri che varie ricerche hanno pubblicato e che sono reperibili. Dove risiede dunque l'attribuzione di “antico” nel commento che vogliamo fare su questo tema? Ebbene, l'ENEL è oggi un'azienda privata, una SpA, quotata in borsa e opera quindi ovviamente non tanto e non solo per fornire energia a noi cittadini, ma per trarre profitto dalla propria attività. Prima del 1992 era una azienda pubblica, e il profitto non era il primo obiettivo... I dati delle ricerche cui si affidano istituzioni e comitati sono redatti da ricercatori dell'Università, e i numeri sono numeri, ma le conclusioni che vengono scritte a fine ricerca possono essere “interpretati”, e così capita che una mortalità che nelle zone interessate dalla ricerca risultano superiori del 14% rispetto ai campioni di riferimento venga considerato “normale” o meno, a seconda di chi legge; chissà se questo fenomeno è collegato al fatto che la ricerca delle Università è finanziata dalle industrie private; anche questa una “novità” introdotta per “sanare” l'economia delle Università degli Studi. Le istituzioni che oggi regolano le concessioni a queste aziende private (essenzialmente la Regione, ma spesso anche i Comuni) sono istituzioni che devono sempre più sottostare a criteri di natura economica (vedi il caso del cosiddetto Fiscal compact) che sempre più obbligherà le istituzioni a mettere al primo posto il pareggio del bilancio, e solo dopo i diritti dei cittadini (lavoro, salute, istruzione...) in pratica una specie di privatizzazione delle istituzioni. Ecco dove risiede il nostro punto di vista “antico”: questo privilegio dell'aspetto economico della nostra vita è secondo noi da rifiutare; una società “socialista” dovrebbe mettere al primo posto le persone, la società, e non il “mercato” come si sostiene oggi. Tra le 16 liste che oggi si presentano per le prossime elezioni amministrative a Siena, che apparentemente si vedono schierate con 8 diversi sindaci, ci sono più o meno esplicitamente presenti i partiti che sostengono l'attuale governo Letta-Napolitano, ovvero la privatizzazione delle istituzioni. Chi ci assicura che anche a Siena non governeranno tutti insieme per mettere al primo posto il bilancio e solo dopo i diritti dei cittadini?

Francesco Andreini - Lista del Partito della Rifondazione Comunista 
con candidata Sindaco Laura Vigni

5.06.2013

Le case di riposo pubbliche sono insufficienti per i bisogni della città



LA SANITA’ E L’ASSISTENZA PUBBLICA SONO SEMPRE PIU’ RESIDUALI NEI BISOGNI DEI CITTADINI.  E’ un dato ampiamente dimostrato viste le innumerevoli case di riposo private, prevalentemente legate a istituzioni religiose, sorte come funghi negli ultimi anni nella nostra città. Evidentemente se il privato decide di investire in questo settore è perché riesce a trarne un vantaggio. Purtroppo un vantaggio a senso unico se le tariffe richieste (a fronte, va detto, di una collocazione quasi immediata) sono così elevate da erodere in pochi mesi i risparmi di una vita. Che le tariffe a Siena siano così alte a differenza di altre realtà, è senz’altro dovuto al fatto che un gran numero di cittadini senesi ha potuto godere di pensioni sostanziose del Monte dei Paschi, e quindi ha potuto sopportare, per periodi anche lunghi un retta consistente, ma spesso capita che il bisogno immediato costringa il cittadino meno abbiente a fare ricorso a queste strutture dissanguandosi in breve tempo. Altra soluzione per chi non ce la fa è cambiare Regione e portare l’anziano ad Acquapendente (Lazio) o in Umbria, dove i prezzi della retta si riducono ad oltre la metà. Purtroppo le conseguenze di queste “deportazioni” sono più che dolorose sia per le difficoltà di spostamento per i familiari sia per l’anziano che per forza subisce il distacco che di certo la lontananza aggrava, rendendolo molto più vulnerabile. Anche in questo settore come in quello sanitario si ha un allontanamento dei cittadini dall’assistenza pubblica; l’ineluttabilità dei numeri e delle cifre chiede di risolvere il disinvestimento sulla sanità pubblica comprimendone, sempre più, l’universalismo e la salvaguardia, per l’appunto del diritto universale all’assistenza sanitaria. L’idea del “copayment intelligente”, attraverso l’introduzione dell’ISEE per la compartecipazione alla spesa dei servizi e delle prestazioni sanitarie e l’aumento dei ticket, rischia da una parte di avere una ricaduta pesante sulle famiglie già oggi costrette a pagare di tasca propria un terzo dei servizi e delle prestazioni che nel prossimo futuro "rinunceranno" alla diagnostica perché impossibilitate a sostenerne i costi e dall'altra parte diventando equivalente o quasi la richiesta di compartecipazione. Si sta già verificando lo spostamento di persone e risorse dalla sanità pubblica a quella privata disegnando un sistema pubblico residuale, di cui ai primi passi sono sotto gli occhi di tutti. Sono già 5 milioni in meno, nell’arco 2011-2012, le richieste di prestazioni di diagnostica e specialistica nel servizio sanitario pubblico regionale. Nella sola specialistica 800 mila persone in meno, a conferma che l’aumento della spesa sanitaria per compartecipazione e ticket spingono chi può permettersi la spesa verso il privato o costringe a rinunciare chi non può. Si stimano quasi 120 milioni che mancheranno al servizio sanitario regionale. E' evidente che tutto questo porta all'azzeramento sostanziale della prevenzione con conseguenze drastiche e negative che si vedranno sulla crescita percentuale di malattie mortali e anche sulla diminuzione del tempo vita. E’ incredibile come Siena, con le risorse di cui ha goduto, abbia permesso che la cura degli anziani fosse relegata a “voce minore” delegando al privato gran parte di essa; rendendosi complice di un disagio economico forte per tutte quelle famiglie che si trovano nell’impossibilità di affrontare il disagio della cura. Questo sarà di certo un nodo importante dove mettere mano.

Paolo Ferrero a Siena


Martedì 7 maggio 2013, presso il Centro Civico di San Miniato, in via Pietro Nenni 8/a (ex Circoscrizione 2) alle ore 21,00 - per l'apertura della campagna elettorale in vista delle elezioni amministrative del 26 e 27 maggio 2013 per il Comune di Siena, ospiteremo Paolo Ferrero, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista. In tale occasione saranno presentati anche i candidati della lista di Rifondazione Comunista.

I nostri candidati

AMADASUN OSARETIN NORA..................................................................impiegata
ANDREINI FRANSCESCO........................................................................pensionato
BASSANI GIANNI................................................................operaio matalmeccanico
BIAGI LUCIANO......................................................................imprenditore agricolo
CIANI ATTILIO......................................................................................pensionato
COSTANTINI MARIA CRISTINA................................................................impiegata
D’ALLESSANDRO ANTONELLA..................................................................infermiera
FUSAI MARTA...........................................................................................docente
INCERTI TIZIANA..................................................................................insegnante
KUTUFA’ CARLO......................................................................................impiegato
MAINIERI PIERLUIGI...............................................................................odontoiatra
MANGANELLI ANDREA.............................................................................pensionato
MARCHESINI VALENTINA..........................................................................impiegata
MORANDI ALBERTO...........................................................................commerciante
NALDI DONATELLA............................................................................personale ATA
NOCCI LETIZIA........................................................................................impiegata
PIZZICHI YURI............................................................................................operaio
PUCCI ELISA..........................................................................................cameriera
PUCCIO ANDREA....................................................................................pensionato
SARTOR MARINA................................................................operaia metalmeccanica
SIANI ARSENIO..........................................................................................precario
SQUARCINA WALTER...............................................................imprenditore agricolo
TOGNETTI TAMARA................................................................................pensionata
VALENTINI LIA......................................................................................studentessa
VIANI MASSIMO......................................................................................impiegato
ZATTONI LEONARDO ................................................................................studente










5.05.2013

Rifonda Siena

Il circolo di Siena di Rifondazione Comunista ha scelto, da più di un anno, di lasciare la coalizione di centrosinistra e cominciare un nuovo percorso con Laura Vigni. Perchè vogliamo costruire una sinistra alternativa, nei modi e nelle idee, al PD e ai suoi alleati, colpevoli di aver deliberatamente portato tutte le istituzioni della città sul lastrico. E' necessario RIFONDARE un Comune sulla base della giustizia sociale, che sia duro con i forti e alleato dei più deboli. Ed è proprio questo ciò che noi abbiamo intenzione di fare.

Nella coalizione di sinistra che, alle prossime Elezioni Amministrative del 26 e 27 maggio 2013, sostiene Laura Vigni vota la lista di Rifondazione Comunista:
  • PER ROMPERE I VINCOLI IMPOSTI AI COMUNI DAL PATTO DI STABILITA’ 
  • PER DIRE NO AI GOVERNI DI LARGHE INTESE CHE SANNO SOLO TAGLIARE I TRASFERIMENTI AGLI ENTI LOCALI
  • PERCHE' IL COMUNE SIA IL PRIMO STRUMENTO DEI CITTADINI CONTRO LA DISOCCUPAZIONE, IL LAVORO PRECARIO E LO SFRUTTAMENTO: CHI LAVORA IN APPALTO PER IL COMUNE E LE SUE SOCIETA’ DEVE ESSERE ASSUNTO DIRETTAMENTE 
  • PER UNA RIPUBBLICIZZAZIONE TOTALE DEI SERVIZI LOCALI A PARTIRE DALL’ACQUA E DAI TRASPORTI 
  • PER UNA POLITICA EGUALITARIA NEI SERVIZI SOCIALI CHE RIDUCA IL COSTO DI ASILI, MENSE E TRASPORTI PER I CETI MEDIO-BASSI INNALZI LA CONTRIBUZIONE PER I CETI ALTI TRAMITE UNA RIMODULAZIONE DELLE FASCE ISEE 
  • PERCHE’ SIANO BANDITE DA SIENA LE SPECULAZIONI EDILIZIE E L’EVASIONE FISCALE SUGLI AFFITTI: E’ GIUNTO IL MOMENTO DI COLPIRE I GRANDI PROPRIETARI IMMOBILIARI E DARE UN TETTO A COLORO CHE LO NECESSITANO 
  • PER UN FISCO LOCALE CHE COLPISCA MAGGIOREMENTE I GRANDI DETENTORI DI RENDITE ED ALTI REDDITI E AIUTI LE FAMIGLIE IMPEGATIZIE E OPERAIE
  • PER UN COMUNE “RIFIUTI ZERO” CHE ORGANIZZI IN OGNI QUARTIERE LA RACCOLTA DIFFERENZIATA PORTA A PORTA
  • PER UN’ UNIVERSITA’ PUBBLICA CHE TORNI AD ESSERE REALMENTE FINANZIATA DALLA FISCALITA’ GENERALE, DOVE IL LAVORO DI TUTTI ABBIA PARI DIGNITA’ E OGNI STUDENTE ABBIA PARI DIRITTI
  • AFFINCHE’ SIANO RIMOSSI I TAGLI ALLA SANITA’ E SI EVITI LA CONGESTIONE DELL’OSPEDALE DI SIENA CAUSA CHIUSURA DI REPARTI A CAMPOSTAGGIA E NOTTOLA
  • PER LO SVILUPPO DELLA LINEA FERROVIARIA SIENA-CHIUSI
  • PER LA REALIZZAZIONE DELLA METROPOLITIANA DI SUPERFICIE IN MODO DA DECONGESTIONARE LA CITTA’ E I SUOI PARCHEGGI DAL TREFFICO DEL PENDOLARISMO LAVORATIVO
  • AFFINCHE’ LA BANCA TORNI AD ESSERE UTILE ALLA CITTADINANZA TRAMITE UNA REALE COLLETTIVIZZAZIONE CHE VEDA PARTECIPE DELLA GESTIONE IL POPOLO
  • PER UN COMUNE DICHIARATAMENTE ANTIFASCISTA E ANTIRAZZISTA DOVE SIA NORMALE LA TRASPARENZA DELLE ISTITUZIONI E LA PARTECIPAZIONE ATTIVA DEI CITTADINI. 

Leggi il programma completo cliccando qui!!


5.04.2013

Costruire l’opposizione al governo Letta-Alfano



La Direzione Nazionale del Partito della Rifondazione Comunista ritiene necessario costruire la più ampia opposizione contro il governo Letta – Alfano e le sue politiche. Il governo Letta-Alfano rappresenta infatti una risposta di destra e restauratrice – sia sul piano economico e sociale che sul piano istituzionale e costituzionale – alla domanda di cambiamento emersa dalle urne. Il governo unisce infatti la prosecuzione delle politiche di austerità decise a livello europeo – che hanno già caratterizzato il governo Monti – e una scelta di manomissione della Costituzione in direzione del Presidenzialismo e del rafforzamento del potere dell’esecutivo. Proponiamo pertanto a tutte le forze sociali, culturali e politiche, che si oppongano da sinistra al governo di unità nazionale di dar vita ad un coordinamento delle opposizioni. Un coordinamento finalizzato a contrastare l’azione di governo nel paese, puntando alla costruzione di un movimento di lotta che metta al centro l’uscita dalle politiche di austerità, il rilancio e l’allargamento della democrazia e il protagonismo degli uomini e delle donne che subiscono gli effetti della crisi e delle politiche neoliberiste. Invitiamo quindi tutte le strutture del partito a dar vita nella giornate dell’11 e 12 maggio una mobilitazione contro il governo Letta-Alfano, le politiche europee e i trattati a partire dal Fiscal Compact, ad articolare sui territori e sui luoghi di lavoro la proposta di coordinamento unitario, dando vita a un confronto con le forze che si oppongono al governo Letta e costruendo iniziative di dibattito e di lotta finalizzate alla costruzione dell’opposizione. La Direzione Nazionale aderisce alla proposta avanzata da Stefano Rodotà di dar vita ad una Contro Convenzione finalizzata alla difesa della Costituzione e allo sviluppo della democrazia partecipativa. La Direzione Nazionale riconferma l’adesione alla manifestazione del 18 maggio convocata dalla Fiom e impegna tutte le strutture del partito ad organizzare assemblee preparatorie e a garantire il massimo di partecipazione. La Direzione Nazionale ritenendo necessario festeggiare la Repubblica e la Costituzione non attraverso una parata militare, ne chiede la soppressione e invita i compagni e le compagne di Rifondazione Comunista ad organizzare per il 2 giugno iniziative di mobilitazione per il diritto alla pace, al lavoro e l’allargamento della democrazia, contro le spesa militari per il ritiro delle missioni dai teatri di guerra. La Direzione Nazionale convoca per il 1 giugno una assemblea nazionale dei segretari di circolo.

Approvato all’unanimità 
PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA - DIREZIONE NAZIONALE

3.28.2013

S'è rotto il balocchino...

3.21.2013

Presidio NO TAV a Siena


Vogliamo ribadire il nostro NO al TRENO ALTA VELOCITA' (TAV) Torino -Lione e sostenere la lotta del movimento NO TAV che per il 23 marzo ha organizzato una manifestazione nazionale in Val di Susa.
Il TAV in Val di Susa riguarda anche noi senesi, come tutti i cittadini italiani.
E' una GRANDE OPERA:

  1. INUTILE per la collettività perché NON incide sulla qualità del trasporto ma risponde solo agli interessi di banche, costruttori e finanzieri;
  2. DANNOSA per l'ambiente;
  3. INSOSTENIBILE dal punto di vista finanziario;
  4. INIQUA perché sottrae risorse enormi (16 miliardi) ad altre opere ben più urgenti, diffuse su tutto il territorio nazionale, che potrebbero creare posti di LAVORO.


Negli ultimi 15 anni sono stati spesi 100 miliardi di euro per la linea TAV che collega solo alcune grandi città, ma solo 4 miliardi di euro per le ferrovie locali. Eppure, i viaggiatori del TAV sono 300 mila al giorno, mentre gli utenti delle ferrovie locali sono 3 milioni al giorno.

Altri 40 miliardi di euro di spesa sono previsti per i cosiddetti “corridoi AV” (non solo in Val di Susa, ma anche a Firenze, nella laguna di Venezia...), ma sono risorse sottratte a sanità, scuola, servizi sociali, piccole opere pubbliche UTILI e diffuse sul territorio (per esempio il raddoppio della linea ferroviaria per Empoli e l'acquisto di nuovi treni per il trasporto locale, visto che il materiale rotabile in circolazione è ormai logoro).
La lotta NO TAV è anche una lotta di DEMOCRAZIA: è inaccettabile che il territorio della Val di Susa sia stato militarizzato e il governo si sia costituito parte civile contro i NO TAV sotto processo.

Il presidio senese é appoggiato da ALBA, COBAS, DAS, SOS GEOTERMIA, PRC, PARTITO DEI CARC, SIENA BENI COMUNI, COMITATO SENESE ACQUA BENE COMUNE, NO TUNNELTAV FIRENZE, COMITATO DIFENSORI DELLA TOSCANA, ATTAC CHIANTI-VALDELSA, COMITATO CONTRO L'AMPLIAMENTO DELL'AEROPORTO DI AMPUGNANO


2.12.2013

Il problema case a Siena



Da oltre un anno non sarà sfuggito a nessuno  l'aumento di cartelli "affittasi" o "vendesi" un po' ovunque, del resto c'era solo da aspettare e noi lo dicevamo da parecchio tempo che questa crescita edilizia non poteva durare all'infinito in mancanza di aumento di abitanti.  A livello nazionale da qualche anno è persino nato un movimento chiamato "Stop al consumo del territorio",  ma i sindaci locali non hanno mai aderito!                                                                          
I  Comuni hanno spinto molto sugli oneri di urbanizzazione per far fronte alle spese correnti e probabilmente sono anche stati strattonati da soggetti portatori di interessi,  invece di muoversi in base ai i reali bisogni abitativi odierni e futuri, altrimenti non si capisce la portata esagerata di mc. previsti. Per far questo hanno  consumato  fette di territorio e ora la misura è colma. I nuovi Piani Strutturali, appena approvati, appaiono già surreali  rispetto alla reale possibilità di vendita.

Questo esubero cementizio ha fatto proliferare ditte spesso improvvisate con orari di lavoro più vicini all'ottocento che alla nostra epoca, diritti dei lavoratori calpestati  e fuori da ogni controllo. In queste condizioni  molte delle ditte storiche del territorio hanno dovuto chiudere i battenti. Oggi si piange sul latte versato e si chiede ai Sindaci di snellire le procedure, di attivarsi per stimolare progetti di recupero e di miglioramento energetico. Siamo contenti se i Sindaci saranno più sensibili alle richieste delle imprese perché a quelli della politica, di fare regolamenti edilizi avanzati sui risparmi energetici, sono stati ciechi e sordi.

Poi sulla richiesta da parte delle imprese, di una semplificazione burocratica, questa a nostro avviso deve avvenire ma sempre nel rispetto del quadro normativo e di tutela del territorio. Di positivo c'è che la crisi potrebbe far crescere una maggiore consapevolezza sul fatto che ora non si possa più sbagliare e che si debba imboccare una nuova strada che è quella della preparazione, della conoscenza, dell'esperienza.  Abbiamo una Università da "sfruttare" abbiamo architetti, ingegneri seri e maestranze preparate, dobbiamo rivolgerci a questi soggetti e immaginare un settore all'avanguardia proiettato nel futuro e non verso il massimo profitto e dove vi siano, infine, controlli (magari da parte di Apea) per verificare la classificazione energetica dichiarata. Di questo Siena ha bisogno, non di blasoni come "Siena carbon free",  utili solo a pavoneggiarsi sulla stampa locale.

Fare case ad alta efficienza energetica A+ o case passive, costa in altre zone d'Italia 1600 euro al mq. senza il terreno, e 2300 compreso il terreno, questo non in zone degradate ma in luoghi tra i più belli d'Italia. Questi costi non  sono impossibili neppure da noi se si pensa che basta allontanarsi 30-40 km da Siena per trovare prezzi ridotti di un terzo!

Ma la spinta ad una ripresa edilizia, deve innanzitutto ripartire dai costi, non più gonfiati ma reali e vicini alla portata della gente, che si trova ad essere sempre più nella precarietà. Diciamo a Parodi che tutti dobbiamo fare un passo avanti: cultura, preparazione, formazione, onestà, minori profitti, più diritti, più controlli e magari politiche condivise trasparenti. Perché per ora un piano Marshall non  è nell'agenda e il Monte dei Paschi per molti anni non sarà più di nessun aiuto.


Matteo Mascherini - Segretario Provinciale Rifondazione Comunista
Angela Bindi - Responsabile Provinciale Enti Locali

2.08.2013

Non sento, non vedo, non parlo...


Capita spesso che laddove ci siano troppi incidenti nei viali alberati si proceda al taglio degli alberi, anche se non sono certo quest’ultimi ad avere la responsabilità di andare troppo veloci essendo immobili. Per questa disgraziata vicenda MPS saranno colpevolizzati la Fondazione, i partiti, la democrazia, la partecipazione dei cittadini col risultato che si sta demonizzando il lato pubblico del sistema e non la malversazione, vera piaga che ha infiltrato le istituzioni e i partiti in totale dispregio dei beni comuni. Ebbene sì, un bene comune. Il Monte dei Paschi lo è stato per secoli. Nessuno se n’era mai lamentato come nessuno si era nemmeno lagnato dell’influenza del Comune su di esso, anzi i senesi ne erano orgogliosi e tutti gli altri ce lo invidiavano. Purtroppo all’inizio degli anni ’90, con le leggi Ciampi ed Amato tutte le Banche diventano SPA e le fondazioni pubbliche smettono di rappresentare il controllo delle comunità sui loro istituti di credito. In questo quadro, andiamo fieri nel ricordare che Rifondazione Comunista fu l’unico soggetto politico a promuovere una campagna contro la privatizzazione della Banca e in pochi la seguirono. (vedi foto) In questi giorni, invece, si susseguono le dichiarazioni che tuonano contro le Fondazioni, affermando che esse devono limitarsi a piccolissime quote azionarie negli istituti bancari fino ad arrivare a sostenere che esse non devono proprio più esistere! Tutto questo riteniamo venga fatto per spostare le responsabilità oggettive dalle persone agli istituti, spingendo il MPS verso la totale privatizzazione e allontanandolo per sempre dalla città. E’ tramite questa via che il Pd sta cercando di scappare di fronte alle sue responsabilità, cambiando le norme e azzerandosi le colpe mentre ai lavoratori, che da soli stanno pagando questa ristrutturazione, cosa gli dirà il PD? Fare il gioco delle tre scimmie alla fine non crediamo che pagherà. E’ il momento di dire con forza che la Banca va nazionalizzata e che non vanno cercati altri soci privati (magari stranieri, come dice Profumo) che taglierebbero ogni legame tra Siena e la sua banca. Lo Stato deve intervenire per garantire il principio secondo cui il credito è un bene pubblico e lo può fare trasformando i Monti Bond in azioni con potere di controllo. Siano inseriti nel CDA della banca uomini con il preciso mandato di rendere conto a quella collettività che ha prestato 4 miliardi di euro al Monte dei Paschi e che questi soldi vengano usati, a loro volta, per fare investimenti sul territorio e per dare lavoro alle persone. Capiamoci, quando parliamo di nazionalizzazione intendiamo un concetto completamente alternativo a quello proposto dai vari Giannino o Passera. Non siamo perché lo Stato, cioè in questo caso i contribuenti, si accolli le perdite per poi riconsegnare una MPS risanata al prossimo Mussari di turno: questa sarebbe soltanto la vecchia nazionalizzazione delle perdite e la privatizzazione degli utili. Non siamo neppure per un’economia parastatale gestita dagli Scaroni, dai Cimoli, dai Necci, che, dopo aver rovinato aziende come Alitalia e FS, ne sono usciti incassando buone uscite milionarie. Se gli unici che hanno veramente interesse a far funzionare banche, aziende, servizi, sono i lavoratori, i piccoli correntisti, gli utenti a basso reddito, allora servono, oltre alla proprietà pubblica, forme di controllo e di gestione democratica dell’economia da parte loro. Per questi motivi, crediamo fortemente che solo tramite una efficace collaborazione tra lo Stato e gli Enti Pubblici rappresentati in Fondazione e mediante la partecipazione attiva dei cittadini si possa salvare il Monte e la sua funzione sociale. Affinché questo possa accadere occorre però che tagliamo una volta per tutte quelle catene d’oro che il PD aveva costruito attorno alla società senese. Catene rappresentate dalla leva economica della Fondazione, usata dal potere politico per condizionare profondamente le attività economiche e sociali e facendo diventare dei postifici i consorzi, le municipalizzate, gli enti di volontariato, le associazioni ed condizionando gli organi di informazione. Per anni il Pd ha agito un capillare controllo su tutto quello che a Siena si muoveva congelando ogni pubblica iniziativa che non coincidesse con le aspirazioni del potere ceccuzziano facendo vivere la cittadinanza in una sorta di stato di semi-libertà che, col venir meno dei fiumi di denaro verrà senz’altro recuperata dal popolo senese ma sarà una libertà pagata carissima!

 Matteo Mascherini -Segretario Provinciale PRC Siena 
 Angela Bindi -Responsabile Enti Locali PRC Siena