5.06.2013

Le case di riposo pubbliche sono insufficienti per i bisogni della città



LA SANITA’ E L’ASSISTENZA PUBBLICA SONO SEMPRE PIU’ RESIDUALI NEI BISOGNI DEI CITTADINI.  E’ un dato ampiamente dimostrato viste le innumerevoli case di riposo private, prevalentemente legate a istituzioni religiose, sorte come funghi negli ultimi anni nella nostra città. Evidentemente se il privato decide di investire in questo settore è perché riesce a trarne un vantaggio. Purtroppo un vantaggio a senso unico se le tariffe richieste (a fronte, va detto, di una collocazione quasi immediata) sono così elevate da erodere in pochi mesi i risparmi di una vita. Che le tariffe a Siena siano così alte a differenza di altre realtà, è senz’altro dovuto al fatto che un gran numero di cittadini senesi ha potuto godere di pensioni sostanziose del Monte dei Paschi, e quindi ha potuto sopportare, per periodi anche lunghi un retta consistente, ma spesso capita che il bisogno immediato costringa il cittadino meno abbiente a fare ricorso a queste strutture dissanguandosi in breve tempo. Altra soluzione per chi non ce la fa è cambiare Regione e portare l’anziano ad Acquapendente (Lazio) o in Umbria, dove i prezzi della retta si riducono ad oltre la metà. Purtroppo le conseguenze di queste “deportazioni” sono più che dolorose sia per le difficoltà di spostamento per i familiari sia per l’anziano che per forza subisce il distacco che di certo la lontananza aggrava, rendendolo molto più vulnerabile. Anche in questo settore come in quello sanitario si ha un allontanamento dei cittadini dall’assistenza pubblica; l’ineluttabilità dei numeri e delle cifre chiede di risolvere il disinvestimento sulla sanità pubblica comprimendone, sempre più, l’universalismo e la salvaguardia, per l’appunto del diritto universale all’assistenza sanitaria. L’idea del “copayment intelligente”, attraverso l’introduzione dell’ISEE per la compartecipazione alla spesa dei servizi e delle prestazioni sanitarie e l’aumento dei ticket, rischia da una parte di avere una ricaduta pesante sulle famiglie già oggi costrette a pagare di tasca propria un terzo dei servizi e delle prestazioni che nel prossimo futuro "rinunceranno" alla diagnostica perché impossibilitate a sostenerne i costi e dall'altra parte diventando equivalente o quasi la richiesta di compartecipazione. Si sta già verificando lo spostamento di persone e risorse dalla sanità pubblica a quella privata disegnando un sistema pubblico residuale, di cui ai primi passi sono sotto gli occhi di tutti. Sono già 5 milioni in meno, nell’arco 2011-2012, le richieste di prestazioni di diagnostica e specialistica nel servizio sanitario pubblico regionale. Nella sola specialistica 800 mila persone in meno, a conferma che l’aumento della spesa sanitaria per compartecipazione e ticket spingono chi può permettersi la spesa verso il privato o costringe a rinunciare chi non può. Si stimano quasi 120 milioni che mancheranno al servizio sanitario regionale. E' evidente che tutto questo porta all'azzeramento sostanziale della prevenzione con conseguenze drastiche e negative che si vedranno sulla crescita percentuale di malattie mortali e anche sulla diminuzione del tempo vita. E’ incredibile come Siena, con le risorse di cui ha goduto, abbia permesso che la cura degli anziani fosse relegata a “voce minore” delegando al privato gran parte di essa; rendendosi complice di un disagio economico forte per tutte quelle famiglie che si trovano nell’impossibilità di affrontare il disagio della cura. Questo sarà di certo un nodo importante dove mettere mano.

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